Niccolò Fabi a Gemona: “Musica punto d’incontro tra Oriente e Occidente”
“È un’ottima idea, sì spero di collaborare con musicisti del Medio Oriente e dell’Oriente. Credo che la musica possa essere un punto di incontro tra i nostri due mondi”. Così ieri al Lab di Gemona il cantautore Niccolò Fabi ha raccolto l’input di una di una corsista tunisina, una dei 70 studiosi di italianistica arrivati da 33 Paesi. Da tre settimane stanno studiando la lingua e la cultura italiana anche attraverso il territorio che li ospita e l’incontro con testimoni significativi del made in Italy, sotto la direzione di Emanuela DeMarchi.
Fabi ieri sera ha “trascinato” con convinta delicatezza, com’è il tratto peculiare della sua canzone d’autore, nel mondo in cui nasce un brano italiano, tra parole e musica. Due ore intensissime e a tratti emozionanti, durante le quali non si è sottratto ai tanti quesiti arrivati da chi lo conosce bene pur stando in Argentina, Messico, Cina, Tunisia, Egitto, Algeria. Una corrispondenza che si è fatta subito sentire durante la “lezione”, tanto che l’artista, pur con la leggerezza di un incontro diventato quasi immediatamente “tra amici”, ha ipotizzato nel suo percorso anche “un arabic tour”, magari dopo quello europeo che comincerà ad ottobre con il suo ultimo lavoro di grande successo internazionale “Una somma di piccole cose”.
“La musica non può risolvere i problemi – ha detto continuando a rispondere alle sollecitazioni di legare la musica alla complessa realtà contemporanea – ma, come l’arte, può ammorbidire l’animo delle persone che si rendono così inevitabilmente più attente all’altro”.
Per un’edizione del Lab che ha come filo conduttore “Paesaggio e gusto”, Fabi ha raccontato del suo “paesaggio interiore”, di come lo faccia emergere “non senza difficoltà” fino a farlo diventare parole curate, pensate ma mai distanti dal cuore. “I primi dischi di solito sono quelli che contengono le canzoni più autentiche, perché poi arriva il mestiere. Ma io credo che tra il mio Giardiniere di vent’anni fa e l’ultimo cd, questo allontanamento non ci sia stato”, perché “sono fortunato, la musica che mi piace fare incontra l’interesse del pubblico”.
Se il successo per lui è “la propria soddisfazione” e la canzone “è una premessa, non è mai la conclusione di un tema”, la sua manifestazione artistica è una sorta di “cuscino emotivo”, che “ricerca un sound essenziale, perché la dimensione sentimentale ha bisogno di un’espressione asciutta per non essere leziosa, retorica”.
Come si sono rivelate le note e le parole di “Una somma delle piccole cose” regalata al Lab insieme a una canzone di una decina di anni fa che a lungo è stata la sua preferita, “Costruire”. E i giovani del Lab hanno ricambiato, rappresentandosi tutti nelle sei corsiste cinesi che, a cappella e a canone, hanno cantato nella loro lingua “un ricordo che resta per sempre”.