Truffa da 2.5 milioni di euro, concluse le indagini sulla bancaria di Enemonzo
Con la formale notifica dell’avviso di conclusione delle indagini emesso dalla Procura di Udine, nella persona del sostituto procuratore Paola De Franceschi, si sono concluse le indagini che hanno riguardato l’ex dipendente del Banco di Brescia-Ubi Banca di Tolmezzo Michela Chiaruttini e l’ex marito Antonino Moscato.
Truffa aggravata e continuata, appropriazione indebita e l’utilizzo fraudolento di carte di pagamento intestate a terze persone: questi sono i capi di imputazione per l’impiegata bancaria mentre l’ex consorte dovrà rispondere del grave reato di riciclaggio.
Le indagini, eseguite in stretta collaborazione e sinergia, dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza ed i militari della Stazione Carabinieri di Tolmezzo, hanno consentito di ricostruire una cinquantina di posizioni relative a persone truffate e depauperate dei loro risparmi per un totale complessivo superiore a 2.500.000 di euro. Molteplici sono state le condotte criminose poste in essere dall’infedele impiegata bancaria. Sono stati accertati centinaia di prelevamenti allo sportello (anche di somme consistenti nell’ordine di decine di migliaia di euro) avvenuti tramite la presentazione di distinte con firme contraffatte ovvero carpite con l’inganno ai clienti.
L’attività investigativa, consistita nell’escussione delle persone interessate, corroborata da oggettivi riscontri documentali e confortata dall’analisi delle celle telefoniche, ha comprovato, con certezza assoluta, l’impossibilità fisica delle persone interessate ad eseguire i prelevamenti sulla cui distinta era riprodotta o riportata la loro sottoscrizione.
E’ il caso, ad esempio, di un cinquantenne del luogo che all’atto di un prelevamento di denaro contante a suo nome, avvenuto presso lo sportello bancario di Tolmezzo, si trovava a Roma nell’espletamento della sua attività lavorativa che lo vedeva alla guida di un autobus turistico, o della ragazza carnica che, appena qualche minuto dopo un consistente “prelevamento” di denaro contante avvenuto sempre presso lo sportello della filiale di Tolmezzo utilizzando la sua firma (carpita con l’inganno in altre circostanze), effettuava un prelevamento con la sua carta bancomat in una località della Puglia distante oltre 1.200 Km.
In altre circostanze la Chiaruttini, sfruttando la sua abilità persuasiva e la sua innata facilità nell’attrarre la fiducia delle persone, aprofittando in taluni casi anche delle loro condizioni di minorata difesa (derivanti dall’età avanzata, da un a scarsa scolarizzazione, da condizioni fisiche e patologiche gravi ovvero da comprovata invalidità civile) riusciva a farsi consegnare consistenti somme di denaro contante, con la promessa di procedere ad investimenti in prodotti finanziari definiti “vantaggiosissimi”; la bancaria convinceva le sue vittime che l’occasione andava presa al volo altrimenti si rischiava di “perdere l’affare”, mettendo loro fretta ed alimentando nelle stesse un concreto stato d’ansia. Migliaia sono i contatti telefonici censiti tra la bancaria e le sue vittime, evidentemente non compatibili con una mera relazione professionale.
Ulteriori elementi circa la gravità della condotta sono emersi dall’analisi degli apparati informatici sequestrati alla bancaria: vi sono infatti numerose fotografie riproducenti la stessa in atteggiamenti amichevoli con parte delle sue vittime, addirittura invitate nella sua abitazione.
Sintomatiche, sul punto, le situazioni che hanno visto un suo cliente ottuagenario, tempestato di telefonate, ricorrere a sistematici prelevamenti di denaro contante da un suo conto corrente acceso presso un altro istituto e recarsi, immediatamente dopo, nella filiale dove lavorava la Chiaruttini per consegnare le somme (decine di migliaia di euro) direttamente nelle sue mani, convinto di effettuare investimenti in grado di garantire un futuro tranquillo alla figlia affetta da invalidità.
O ancora, dell’operaio tolmezzino che negli ultimi anni è stato convinto ad affidarle tramite dazioni di denaro contante, in più tranches, con cadenza settimanale nell’ordine di 4/5.000,00 Euro, una somma che complessivamente supera i duecentomila euro, depauperandolo così dei risparmi di una vita, propri e dei genitori.
Alcune delle situazioni truffaldine sono emerse solo a seguito dell’attenta disamina della documentazione sottoposta a sequestro dagli investigatori i quali, dopo aver convocato le persone interessate, hanno ricostruito l’intera vicenda. Tale attività si è dimostrata oltremodo difficoltosa stante l’iniziale incredulità delle persone coinvolte nell’essere state truffate e derubate da colei che era considerata una vera amica. Realizzata l’amara sorpresa, è subentrata, in alcuni casi, una sorta di vergogna che si è concretizzata in un iniziale silenzio di autodifesa che è stato scardinato solo grazie all’approccio paziente e comprensivo degli investigatori, consentendo così una compiuta ricostruzione degli eventi.
Ma le condotte incriminate non finiscono qui.
Numerosi bonifici ed assegni circolari sono stati ordinati e tratti da conti di ignari correntisti a favore di altri correntisti con lo scopo di costituire la liquidità necessaria al soddisfacimento della richiesta di smobilizzo investimenti che questi ultimi avevano rivolto alla Chiaruttini. Investimenti che però, malgrado le pregresse dazioni di denaro, mai si erano concretizzati.
In un caso, l’indagata, riproducendo la firma di un ignaro correntista, è riuscita ad ottenere l’accredito sul conto corrente di quest’ultimo, tramite due distinti bonifici, di oltre sessantamila euro provenienti da un istituto di credito estero ove il truffato disponeva di un conto corrente a lei noto per motivi d’ufficio; ottenuto l’accredito della somma richiesta la bancaria ha quindi provveduto, con sistematica regolarità, a depauperarne la provvista con prelevamenti di denaro contante allo sportello.
Nel vorticoso giro di assegni circolari, alcuni sono stati utilizzati direttamente nell’interesse proprio dell’indagata, sia per il pagamento del combustile della propria abitazione che per il pagamento di materiale edile utilizzato in lavori di ristrutturazione.
Altri sono stati invece utilizzati per il pagamento del dentista a favore di Moscato e per il saldo dell’autovettura a lui intestata, una prestigiosa AUDI Q3, già sottoposta a sequestro nel corso delle indagini.
Tali ultime condotte integrano, in capo a quest’ultimo, il reato di riciclaggio che già si era evidenziato a fronte dei numerosi versamenti di denaro contante confluiti sul suo conto corrente, assolutamente non compatibili con l’attività lavorativa svolta e non riscontrati in ulteriori legittime disponibilità economiche della coppia.
Tale evidenza ha portato anche al sequestro preventivo dell’immobile adibito a civile abitazione a lui intestato, essendosi evidenziata una diretta correlazione tra parte dei versamenti di denaro contante ed il pagamento delle rate del mutuo per l’acquisito dell’immobile in questione, nonché di 7.000 euro in contanti e il “congelamento” dei conti correnti.
..e tutto questo per anni senza che i responsabili e/o superiori della Banca si accorgessero di tutto questo ladricinio ? A dir poco scandaloso!
da persona caduta nella trappola delle sue promesse e smancerie posso dire che almeno ho la soddisfazione di vedere che tutti i nodi vengono al pettine ..sperando che la giustizia faccia il suo corso…anche se non c’è risarcimento per la delusione e l ansia nel ritrovarsi senza somme importanti di denaro…a mio avviso comunque..chiuderla in galera senza cibo e buttare via la chiave!!!!purtroppo non sarà così si sa!!!nessuno però mi toglie dala testa che in tutto questo giro di denaro non ci può essere solo lei!!!!
Ma l’auditing (ispettorato) della Banca dov’era mi viene da chiedere?
Possibile che non si siano mai accorti di nulla anche perché mi risulta che i conti dei dipendenti siano costantemente monitorati anche da remoto.
Poi come diceva mia mamma in una cesta di mele se ne trova sempre qualcuna marcia (cioè non tutti i bancari sono uguali).