Scuola, la montagna friulana sempre più a corto di bambini
Nonostante le variabili possano essere molte, se consideriamo il trend delle nascite degli ultimi anni, non è difficile prevedere che, soprattutto nelle aree montane, diversi istituti comprensivi scolastici potrebbero rimanere a corto di bambini, già a partire dal prossimo ciclo. Dati alla mano – quelli raccolti in un’indagine condotta dalla Cisl Friuli Venezia Giulia – l’indice di natalità regionale sta perdendo significativi punti percentuali, collocandosi – specialmente per quanto riguarda la montagna – ben al di sotto della media nazionale. I bambini tra gli zero e 4 anni (al 31 dicembre 2016) risultano 45mila 379 a fronte di una popolazione complessiva di oltre 1milione 200mila abitanti, vale a dire il 3,7%, contro il 4,2% di quelli un po’ più grandi, ovvero tra i 5 e 9 anni, e che stanno già affrontando le classi primarie.
“Il tema della natalità, soprattutto se rapportato alla montagna ci preoccupa” – commenta il segretario regionale della Cisl, Franco Colautti, convinto della necessità di legare strettamente lo sviluppo dei comprensori ed il futuro degli stessi alle nascite e, di conseguenza, alla scuola. “E’ evidente che il successo delle politiche per la montagna passa anche di qua, aprendo tutta una serie di riflessioni”.
L’analisi Punto di partenza i numeri sui “nuovi arrivati”, con alcune aree che stanno registrando pesanti trend di denatalità. Confrontando l’andamento di un campione significativo di istituti comprensivi “montani” (vd tabella), emerge un quadro con molte ombre. Basti guardare, ad esempio, al perimetro scolastico di Montereale Valcellina, dove le nascite da 2013 al 2016 sono passate da 76 a 47, per intuire le future potenziali difficoltà del comprensivo scolastico di riferimento, a meno di un’inversione di tendenza. Tuttavia, la situazione di Montereale Valcellina non rappresenta un’anomalia, con l’unica eccezione – tra le aree analizzate – di Maniago, unico comprensivo scolastico entro cui la natalità sta crescendo di anno in anno. Viceversa, pagano pesantemente, ancora per fare qualche esempio, Meduno, per restare nel Pordenonese, e, spostandosi a Est, Gemona, Ampezzo, Tarvisio.
Le proposte Tenuto conto che il tema dell’istruzione è un imprescindibile fattore di sviluppo e coesione sociale, per la Cisl Fvg occorre ancorare la montagna alla scuola e viceversa: utilizzo delle nuove tecnologie, qualità dell’ambiente e delle relazioni umane. Una formidabile opportunità è rappresentata dalle Aree Interne e dai progetti per il loro rilancio/sviluppo, uno dei quali è la centralità dell’istruzione (insieme a salute, mobilità e sviluppo economico) Come? Ad esempio favorendo il personale – dirigenti, insegnanti, Ata – che vogliano prestare servizio nelle aree montane o svantaggiate e per un periodo di tempo tale da garantire la continuità dell’insegnamento. “Una strada la cui percorribilità vogliamo valutare con la regione: pensiamo che le caratteristiche di progetto interministeriali di Aree Interne ci diano questa opportunità” – afferma Colautti, riportando così all’attenzione anche il tema dei posti vacanti di dirigente, che costringono al ricorso alle reggenze. “Ormai da anni registriamo come in montagna la gran parte delle istituzioni scolastiche sia senza dirigente, e questo a scapito anche della continuità e qualità formativa: occorre che nel programma delle Aree Interne vengano previsti accordi tra le comunità locali ed i ministeri competenti atti a superare questa impasse e a dare finalmente una risposta al territorio regionale e montano, in particolare”. (vd. tabella). Per la Cisl Fvg, dunque, in un ampio progetto di sostenibilità della montagna, occorre continuare a potenziare la scuola, incentivando il personale in vario modo, ad esempio anche sostenendo in modo strutturato (alcuni Comuni lo stanno già spontaneamente facendo) i “trasfertisti” nell’acquisto/ristrutturazione/locazione delle abitazioni. “La questione – commenta Colautti – è radicare le persone, fare in modo che il docente, il dirigente, l’ausiliario vivano il territorio dove lavorano perché solo in questo modo si possono garantire continuità e servizi ed impedire lo spopolamento”.
I nodi da sciogliere Resta, poi, la partita di non poco conto anche nell’ottica dell’istruzione, dell’assetto delle Uti, basti pensare alle enormi incongruenze tra i perimetri immaginati dall’assessore Panontin e quelli degli attuali comprensivi scolastici, in particolare per quanto riguarda alcune aree, come per esempio, quelle del Tarvisiano e del Sandanielese. “La mappa delle Uti così disegnata – commenta ancora Colautti – ci preoccupa non poco perché, invece di semplificare e razionalizzare, tende a creare dubbi e sovrapposizioni che poi si ripercuoteranno anche sull’utenza ed il buon funzionamento dei servizi”. Tenendo a mente la scuola, la Cisl Fvg sollecita, dunque, l’apertura di un tavolo congiunto e sinergico tra la Presidente, che ha la delega alla montagna, e gli assessori Panontin e Panariti.