CulturaTarvisiano

Una mostra per ricordare l’alpinista tarvisiano Luca Vuerich

Gli uomini che sognano di giorno, sono uomini pericolosi giacché ad essi è data la possibilità di vivere i sogni ad occhi aperti e far sì che si avverino”: era questo lo spirito con il quale Luca Vuerich, giovane alpinista tarvisiano, affrontava le montagne himalayane e le sue Alpi Giulie.

Luca perse la vita prematuramente a soli 35 anni in un incidente in montagna nel 2010, ma nonostante il tempo trascorso, il suo ricordo e il suo sorriso restano nella memoria di chi l’ha conosciuto. Per questo gli amici resiani cresciuti con lui hanno deciso di allestire una mostra con le foto inedite della sua ultima spedizione himalayana del 2008, dove con gli storici compagni di avventura Nives Meroi e Romano Benet, raggiunse la cima del Manaslu (8.163 mt.).

A 17 anni aveva già salito tutte le vie di Comici, Cozzolino, Piussi e le vie più difficili delle Giulie; aveva effettuato prime discese estreme con gli sci, come quella sulla parete sud del Jof di Montasio, e prime salite invernali, come quelle sulla difficile fessura Lomasti alla Cima del Vallone o, in giornata, sull’immensa Sanjski Ozebnik sul Tricorno. A queste si sono via via aggiunte una sessantina di prime salite su cascate di ghiaccio, alcune fino al grado 7-. Senza contare le ripetizioni di molte vie classiche sulle Alpi e sulle Dolomiti, ma anche la prima invernale sui 7 chilometri della “Cengia degli Dei”. Nel 2003 nel tempo straordinario di 20 giorni sempre insieme ai suoi compagni di avventura, Nives Meroi e Romano Benet, riuscì a salire ben tre ottomila: le cime del Gasherbrum I (8035 mt.), Gasherbrum II (8068 mt.) e Broad Peak (8046 mt.). Poi nel 2004 fu la volta del Lhotse. Quindi nel 2008 del Manaslu (8163 mt.). Tutto sempre nel loro stile leggero, senza ossigeno e senza portatori d’alta quota.

Poi decise di diventare guida alpina perché aveva scelto di vivere di montagna e di far diventare la sua passione un lavoro.

Ma accanto a questo talento alpinistico aveva coltivato anche la passione, ereditata dal padre, per la fotografia; questa gli permetteva di trasmettere agli altri colori, fatiche e speranze delle sue avventure. Le 27 foto scelte, tra migliaia scattate durante quella spedizione, raccontano la storia di un viaggio che non l’aveva portato solo sulla cima di un ottomila ma ancora una volta un passo dietro l’altro, a conoscere luoghi, storie e persone che avrebbero reso la sua vita ancora più ricca ed intensa.

La mostra fotografica, organizzata dal Parco Naturale delle Prealpi Giulie e patrocinata dal Comune e dall’Ecomuseo della Val Resia, dalla Pro Loco Pro Val Resia e dalla Scuola di Alpinismo e Scialpinismo del Friuli Venezia Giulia – Guide Fvg, verrà inaugurata presso il Centro Visite del Parco delle Prealpi Giulie a Prato di Resia, sabato 23 settembre alle ore 18.00. La stessa resterà aperta fino al 15 ottobre, tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00.