Pesca sportiva in Friuli, inizio stagione con polemiche
Così come da calendario domenica canne e mulinelli sono tornati operativi in Friuli, al via la stagione della pesca sportiva, la prima dopo la riforma regionale dello scorso anno. Ma c’è grande subbuglio tra i pescatori che già nei mesi scorsi non avevano visto di buon grado il riordino dell’Ente Tutela Pesca, l’Istituzione del Comitato ittico, le modifiche ai collegi. E soprattutto il problema più grande è legato alla mancata possibilità di immettere in acque pubbliche i salmonidi alloctoni, vietati dalla Direttiva Habitat dell’UE, a sua volta recepita dal nostro paese.
“Ciò significa – spiega Claudio Polano, già consigliere dell’ETP – che le Trote Iridee e Trote Fario, di cui in passato e per svariati decenni si è fatto giustamente larghissimo uso, essendo alloctone, non possono più essere seminate. Le modifiche necessarie al citato Decreto, salvaguardando sia la giusta necessità di tutelare l’autoctona Trota Marmorata che le esigenze dei pescasportivi, sono state appena approvate in Consiglio dei Ministri ma l’iter burocratico per la sua definitiva approvazione sarà ancora lungo e vedrà probabilmente la luce nel 2019. E ciò ad onta del fatto che la modifica del decreto, da adottare a livello romano, fosse stata fin dall’estate scorsa incautamente sbandierata ai quattro venti dagli ex vertici politici dell’ETP”.
Uno stallo che sta agitando i pescatori, soprattutto quelli più anziani ed abituati a pescare la fario, tanto che sui 17 mila pescasportivi presenti attualmente in regione, circa un quarto si dice pronto a non rinnovare la licenza, “e questo – aggiunge Polano – provocherà conseguenti minori introiti per il nuovo ente, Ente Tutela Patrimonio Ittico, chiamato a gestire un passaggio non facile, un po’ come quando un esercito sconfitto copre la propria ritirata, lasciando dietro di sé un terreno cosparso di mine.