La strategia per lo sviluppo dell’Alta Carnia al centro del Future Forum a Forni di Sopra
Coniugare la bellezza del paesaggio e lo sviluppo sostenibile. Far dialogare una politica dell’innovazione con le complessità delle esigenze dei singoli territori. Sfide che la montagna sente particolarmente e che può vincere puntando sui progetti più che sui vincoli, su una nuova concezione di tutela che non sia solo burocrazia regolamentatrice e conservatrice, ma sia crescita. Puntando sulle nuove tecnologie per far aprire al mercato globale anche i piccoli artigiani locali o per avvicinare alle aree montane i servizi essenziali, e soprattutto partendo dal coinvolgimento diretto delle comunità e dalla capacità di lavorare insieme. Gli esempi arrivano dalla strategia nazionale per le Aree interne in Alta Carnia presentata da Susanna Costantini della presidenza del Consiglio dei Ministri e dai progetti illustrati dai relatori al penultimo incontro del Future Forum della Camera di Commercio di Udine, giunto ieri a Forni di Sopra, nella Ciasa dai Fornés, con chiusura oggi in Municipio a Tolmezzo.
La strategia per l’Alta Carnia, in particolare, mira a sviluppare tre filiere fondamentali: legno (dal mantenimento del bosco fino all’utilizzo produttivo), agroalimentare e turismo, creando nuove reti tra imprese e istituzioni per la creazione di servizi integrati, nuovi presidi sanitari,formazione sul paesaggio a partire dalle scuole materne e più efficace servizio di mobilità.
«Per restare a vivere e lavorare in montagna, la bellezza del paesaggio deve esprimersi anche in un valore economico», hanno evidenziato in apertura tanto il sindaco Lino Anziutti quanto presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo, e il paesaggio, «spesso visto come un problema, è invece la soluzione stessa, per creare crescita posti di lavoro», ha confermato anche Maguelonne Déjeant-Pons, Segretario esecutivo della Convenzione europea del paesaggio del Consiglio d’Europa. La risposta giusta per arrivare a questa consapevolezza è arrivata dalle testimonianze di Gino Perissutti, produttore artigianale del pluripremiato birrificio Foglie d’Erba, e di Marino De Santa, di Legnolandia, nonché dalle progettualità presentate dai relatori Alberto Clementi, già preside di Architettura dell’Università di Chieti-Pescara, e in particolare dalla Costantini. Clementi ha evidenziato che «non si riescono a salvare i borghi in abbandono se vengono meno valori di socialità su cui si regge la comunità locale: scuola, botteghe, farmacie, presidi della salute. Per far sopravvivere questi spazi di socialità c’è bisogno di innovazione coraggiosa, che passa attraverso l’uso delle tecnologie, per cui ladisponibilità della banda larga è fondamentale, sia per dare accesso a piccoli commercianti e artigiani al mercato globale sia in ambito sanitario, per esempio, per introdurre percorsi ormai molto avanzati di telemedicina, che consentono un intervento anche nei borghi più sperduti». Questo è basilare non solo per la vita quotidiana delle popolazioni locali, ma anche per sviluppare servizi da mettere a disposizione dei turisti, come accadrà grazie alla Strategia per le aree interne illustrata dalla Costantini. «La strategia è una scommessa del Governo, che ha deciso di intervenire su aree molto spesso esposte a rischi ambientali, a bassa densità di popolazione e tendenza allo spopolamento, aree ricche di risorse maturali e i cui cittadini spesso non hanno accesso a un’adeguata offerta di servizi essenziali». Sono aree, ha detto Costantini, «che rappresentano il 60% del nostro Paese: se vengono abbandonate, l’Italia non esiste più». In Fvg sono tre le aree individuate, fra cui l’Alta Carnia di cui Forni fa parte e di cui in particolare si è analizzato lo spopolamento significativo: negli ultimi 40 anni, ha detto Costantini, si è perso quasi 35% popolazione. Si riscontra inoltre una perdita notevole superficie agricola, il fenomeno delle scuole multiclasse è molto diffuso e i tempi di risposta per la sanità, anche in caso di emergenze, sono molto elevate. «Ma l’area ha una ricchezza enorme, perché il 70% del territorio è coperto da boschi e se le aziende agricole diminuiscono, quelle che restano sono guidate da agricoltori giovani, dato in controtendenza rispetto ad altre aree interne italiane». La strategia approvata e che ora andrà in attuazione prevede dunque di puntare sulle tre filiere legno, agroalimentare e turismo. «Prevede inoltre – ha evidenziato Costantini – di avvicinare i bambini già alla scuola materna ed elementare alla conoscenza del territorio e delle sue ricchezze paesaggistiche e produttive. Si punterà poi a creare di presidi sanitari, chiamati poli della salute della montagna, per offrire assistenza medica ai locali e anche ai turisti. Il trasporto pubblico sarà poi migliorato con soluzioni sia a servizio dei lavoratori pendolari sia dei giovani, anche per attività extrascolastiche». Gli attori in campo sono tanti: il primo passo si è fatto a luglio 2015 e il percorso si chiuderà ora con la stipula dello strumento operativo e il finanziamento singoli interventi, che saranno poi promossi in parte dalla Regione in parte dai sindaci dell’area.