Dalla Carnia la richiesta al Governo di sgravi fiscali e imposte azzerate per i comuni montani
Sgravi fiscali per chi ha un negozio, un’attività, una partita Iva, una piccola impresa in un Comune montano e imposte azzerate per imprese ed esercizi commerciali nei Comuni alpini sotto i mille abitanti.
Questi sono due dei provvedimenti richiesti fortemente dai Comuni della Carnia al governo e ai parlamentari attraverso un ordine del giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea dell’UTI carnica.
“Sono temi che ogni amministratore della montagna conosce a memoria, al pari di chi abita e fa impresa nelle terre alte – spiega il presidente dell’UTI della Carnia e sindaco di Tolmezzo Francesco Brollo – ma che il legislatore nazionale spesso fatica a comprendere. Perciò non dobbiamo rinunciare a batterci per questi aspetti. Il fatto che la Carnia sia tra i primi territori in Italia a deliberare e a fare al governo queste proposte prodotte dall’Uncem è significativo, visto che fu un carnico, Michele Gortani, a introdurre in Costituzione, all’articolo 44, la previsione che la legge deve provvedere misure a sostegno delle zone montane”. Il documento è stato infatti prodotto dall’Unione Nazionale Comuni, Comunità, enti montani e l’UTI della Carnia lo ha votato lunedì sera.
“La montagna non chiede trattamenti di favore – conclude Brollo – ma solamente di annullare gli svantaggi che ha rispetto alla città e alla pianura. Vivere in montagna è meraviglioso, ma farlo costa di più: si pensi solo al riscaldamento, a cui bisogna aggiungere le difficolta logistiche legate all’orografia e le maggiori spese di trasporto”.
Nello specifico, la delibera chiede al Governo e al Parlamento di individuare, in primo luogo nella Legge di bilancio 2019, sgravi fiscali e minor carico burocratico per chi possiede un negozio in un Comune montano, per chi avvia un’attività in questi territori, per chi vuole potenziare una piccola impresa, per coloro che aprono una partita iva, per i passaggi generazionali e per le cessioni.
Ai sensi della legge 97 del 1994 (art.16), per le piccole e medie imprese e gli esercizi commerciali si chiede che venga stabilita un’aliquota unica e fissa e progressiva a seconda dell’imponibile e del grado di marginalità del Comune dove è collocata.
Viene proposto poi di individuare nella legislazione nazionale opportune “Zone a fiscalità di vantaggio”, ovvero le “ZES” (Zone economiche speciali montane), da avviare in aree dove i Comuni registrano un alto grado di marginalità socio-economica, anche sulla base delle classificazioni redatte a livello nazionale dalla Strategia per le Aree interne. Si suggerisce ancora di azzerare le imposte per imprese ed esercizi commerciali nei Comuni con meno di mille abitanti individuati come ad alta o altissima marginalità socio-economica.
Ulteriori misure richieste sono l’incentivazione di centri multifunzionali, ovvero di tutti quei negozi che vendono prodotti e allo stesso tempo svolgono dei servizi, d’intesa anche con associazioni locali presenti nei piccoli Comuni, come le Pro Loco e i gruppi dell’Associazione nazionale Alpini.
Un occhio di riguardo viene riservato anche all’e-commerce, con corsi di formazione specifici in accordo con le Associazioni di categoria e rivolti ai piccoli commercianti e produttori agricoli delle aree montane. In questo modo si evidenzia ulteriormente l’importanza della vendita online dei loro prodotti, oggi un canale fondamentale per aumentare il fatturato.
Sempre legato al commercio, nel documento viene chiesto il sostegno per la campagna “Compra in valle, la Montagna vivrà”, con una mobilitazione sui media e con manifesti in tutti i Comuni montani. Questo permetterebbe di favorire tutte le azioni possibili di marketing territoriale individuate dalle Unioni montane di Comuni, luogo politico nel quale maturano le scelte di promozione del territorio in accordo con i soggetti privati, le imprese e le loro rappresentanze.
I Comuni montani chiedono tutto ciò perché, come scritto nel documento redatto dall’Uncem, in montagna, “il negozio è un ancoraggio della comunità, un luogo di aggregazione prima ancora che di acquisto e dove, incontrandosi, cresce la collettività. Occorre quindi individuare una “fiscalità di vantaggio” differenziata e peculiare per le imprese del territorio montano. Solo così sarà possibile favorire la presenza di attività economiche nelle Terre Alte, arginando lo spopolamento e l’abbandono della montagna, da sempre le grandi sfide contro quel fenomeno che continua a portare a valle giovani e famiglie, aziende e opportunità di crescita socio- economica. Occorrerebbe anche eliminare nelle aree montane gli studi di settore, falsati da turismo stagionale e presenza di comunità sempre più ridotte nei numeri. Un progetto complesso che Uncem sostiene da anni”.
Certo, questa richiesta al Governo avrebbe dovuto essere stata fatta almeno 3 anni fa quando al Governo c’era il PD. Peccato che il nostro Sindaco non ci abbia pensato prima. Illuminato sulla via di Damasco? Meglio tardi che mai devo dire.
Mi auguro comunque che tutti i Sindaci ed i vari amministratori della Carnia (di qualsiasi colore essi siano ed anche fuori dall’UTI) comprendano l’importanza e la validità dell’iniziativa e la portino avanti, in nome e per conto di tutta la popolazione ed al di sopra dei vari interessi di partito.
Se faranno qualcosa di valido e condiviso da tutti, alle prossime elezioni avranno sicuramente il premio meritato.
In caso contrario farei installare nella nuova piazza di Tolmezzo, vicino alla fontana un certo numero di “gogne” per quegli amministratori meno meritevoli.
Inizierei magari in attesa delle gogne vere e proprie (bandi,progetti,appalti,ecc.) con dei semplici pali, in cima ai quali ci attaccherei la foto dei “menefreghisti” (almeno 50cm x 50cm).
Un monito che dovrebbe sicuramente servire a qualcosa.
Queste richieste sono già state avanzate dalla Confcommercio di Tolmezzo non appena varata le Legge 94/97 con un’audizione al Ministero delle Finanze accompagnati dall’allora Senatore Diego Carpenedo ma questioni di ordine burocratico di fatto hanno impedito la vera applicazione dell’articolo 16 di detta Legge.Benvenga oggi tale iniziativa da parte dell’UTI della Carnia.
Parliamo prima di comuni sotto i 1000 abitanti, hanno ancora senso? a mio avviso no, dovrebbero avere almeno 3500-4000 abitanti, ma si sa anche gli amministratori locali ci tengono, e molto, alla loro sedia! Nel 2018 si puo’ lasciare un solo impiegato nei locali degli attuali comuni per le funzioni di anagrafe e che riportino nella nuova sede pratiche e scartoffie presentate dai cittadini senza dover far fare chilometri a quest’ultimi.
Per quanto concerne gli aspetti fiscali anzichè agevolazioni, individuata una fascia di volume di affari, direi che si paghi solo l’Iva e non imposte sul reddito. Da sempre sono un sostenitore (ne aprofitto qui per esplicare la mia tesi) di imposte concordate per tutti i tipi di attività montane, pagando anche qualcosina in più allo stato, ma con contestuale eliminazione di tutte le pratiche burocratiche, scritture contabili e quant’altro di peso per chi opera. In questo modo lo stato incassa di più ed il consumatore finale spende di meno, ma anche qui le lobbies farebbero di tutto per impedire un tanto.
Infine, mi sia consentito, un pensiero sullo stato attuale dei boschi comunali, un tempo risorsa e fonte di entrate per le casse pubbliche. Purtroppo oggi in grande degrado, si è infatti pensato solo a tagliare, senza ripiantare nuovi alberi ed i rovi la fanno da padroni, dipendenti preposti ed amministratori pubblici se ne sono accorti? NE DUBITO FORTEMENTE