La strage di alberi in Carnia, oltre 800 mila metri cubi di boschi abbattuti
Interi boschi rasi al suolo, pinete e abetaie piegate e spezzate dalla forza delle raffiche del vento. Tronchi e piante finite sui letti dei fiumi o trasportate alle foci dei fiumi. Da una prima e ancora incompleta stima, il legname abbattuto in questi giorni è di oltre 800mila metri cubi, più di tre volte la massa che viene normalmente raccolta in un anno dalle aziende. Numeri impressionanti che dovranno portare sicuramente ad un ragionamento sul loro recupero e riutilizzo. Una questione che interessa non solo la nostra regione ma tutto il nord Italia come hanno segnalato ieri i membri del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali (Conaf).
“La situazione è grave – afferma la presidente del Conaf Sabrina Diamanti – in molte aree italiane. Quest’ondata di maltempo ha evidenziato nelle città l’importanza di interventi di professionisti, sia nella fase di progettazione che di cura della vegetazione nelle nostre città. Sulle Alpi insieme alle popolazioni locali dobbiamo valutare le conseguenze sulla filiera foresta-legno, oltre che computare le ripercussioni di carattere ecologico, ambientale e paesaggistico”. “È difficile fare una conta dei danni arrecati alle foreste e agli abitati del Cadore, del Trentino, dell’Alto Adige e della montagna friulana, – chiarisce Marco Bonavia, Consigliere Conaf -. Passata la fase emergenziale e salvaguardate le popolazioni, dopo sarà possibile calcolare gli effetti sulle economie locali nel medio e lungo periodo, sia per il turismo che per i bilanci degli enti montani che contavano sugli introiti del legname”. A tentare una stima dei danni è Pfec Italia: in un giorno sono stati abbattuti tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività selvicolturale, per una quantità di circa otto milioni di metri cubi di legno. Il solo Trentino (Val di Fiemme, Val di Fassa) ne ha persi 1,5 milioni, quantità di poco inferiori in Alto Adige; stessa situazione in Veneto (Altopiano di Asiago, Feltrino, Agordino, Comelico) e in Friuli Venezia Giulia (Carnia, Dolomiti Friulane, Cansiglio). Soprattutto abeti rossi, ma anche abeti bianchi e faggi, a seconda delle zone; e centinaia di chilometri di strade forestali da risistemare. Secondo Antonio Brunori, segretario generale di PEFC Italia, “ci vorranno 100 anni per ripristinare questo prezioso habitat montano”.
Vedin come prime robe di vendi chest legnam as segheries da cjargne e as biomasses presints sul teritori. das quals plui di une, cusi mi risulte, compravin i scarts all’estero