È “Maestri” il tema dello 16a edizione della mostra di Illegio
“Illegio è una ricchezza per lo spirito e per il nostro territorio. Un’iniziativa che ci fa riflettere nei contenuti ma che ci indica anche la formula su cui la Regione intende investire per la promozione turistica”.
L’assessore al Turismo del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, ha rivolto così un plauso al Comitato di San Floriano, organizzatore della 16. edizione della mostra di Illegio, che resterà aperta dal 12 maggio al 6 ottobre.
Maestri è il tema scelto per quest’anno, con l’auspicio di ripetere il successo dell’ultima edizione (40mila i biglietti staccati) e consolidare la fama della località che in quindici anni ha accolto oltre 500mila visitatori.
“Numeri come questi annoverano Illegio tra i grandi eventi che la Regione intende sostenere con un nuovo paradigma, poiché queste iniziative hanno ricadute enormi sul territorio, sulla sua economia e sulla promozione dell’intera regione”, ha affermato Bini, anticipando una delle scelte strategiche dell’azione turistica regionale ovvero “imprimere una forza promozionale distintiva ai grandi eventi rispetto agli eventi minori, affinché rientrino a pieno titolo tra gli strumenti per far conoscere il Friuli Venezia Giulia anche all’estero”.
Se i grandi eventi, per essere tali, hanno bisogno di una visione di lungo periodo, Bini assicura che “la Regione troverà il modo per garantire una programmazione finanziaria almeno su base triennale”.
L’anteprima è stata ospitata nella sede della Fondazione Friuli a Udine, dove il presidente dell’Ente, Giuseppe Morandini, ha aperto i saluti attribuendo alla mostra di Illegio una “potenza attrattiva sempre in crescita”.
Sono seguite le riflessioni del presidente del Comitato di San Floriano, Claudio Siciliotti, che ha evidenziato il successo della formula espositiva, in cui tutti i visitatori sono accompagnati alla scoperta dell’esposizione al seguito di guide esperte che trasformano la visita in un percorso dell’anima, secondo un modello che dovrebbe diventare un metodo da esportare.
Si rivolge senz’altro all’anima degli spettatori l’eloquio e la consueta passione con cui il curatore della mostra, don Alessio Geretti, ne ha tratteggiato la scelta tematica e i filoni iconografici che la sviluppano.
“Maestri sono coloro che ti cambiano la vita con il proprio insegnamento e ti trasmettono la passione per l’avventura del bene e del bello” ha esordito don Geretti mettendo in guardia al contempo dai “cattivi maestri capaci di deviare interi popoli verso il male e l’orrore”. Ecco allora che la scelta del tema diventa un mode per colpire “i nervi scoperti del nostro tempo, così che il viaggio nell’arte diventi un viaggio nella nostra coscienza”.
In un’epoca che trascura la sapienza ed esalta una certa idea di esperienza, senza sedimentare cultura, ecco che la mostra riaffonda le radici del sapere nella letteratura classica, nella mitologia greca, nella sacra scrittura, nell’agiografia, nella grande narrativa. A marzo verranno svelate, in un percorso di anteprime a tappe che sfocerà nell’inaugurazione di maggio, le opere simbolo, provenienti da musei e collezioni di tutta Europa, il cui prestito è in fase di definizione in queste settimane.
Si tratterà di capolavori, in tutto non più di 45 opere, che rinviano a cinque grandi riferimenti iconografici a partire dai grandi filosofi, per proseguire con Gesù Cristo maestro della cristianità, i maestri nel lavoro, i maestri artigiani degli atelier d’arte e, infine, le icone più letterali, i maestri di scuola che accompagnano l’età evolutiva dai banchi delle elementari in poi.
Agli insegnanti è andato il saluto finale di don Geretti che ha rivolto loro l’invito a visitare la mostra per cogliervi l’incoraggiamento a non stancarsi, nonostante “una professione scarsamente riconosciuta e spesso mal retribuita”.