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A Gemona del Friuli “Les gotes” di Alvise Nodale

Gemona, alle spalle del LAB Terremoto c’è Piazzetta Celotti, intitolata al primo sindaco della città dopo l’occupazione austriaca. È un luogo che molti gemonesi non conoscono – seminascosto tra le pieghe del centro storico –, “adottato” dall’Ecomuseo con l’intento di organizzare concerti, laboratori artigianali e teatrali, letture: è come se il Laboratorio didattico sul Terremoto si allargasse e coinvolgesse spazi nuovi, all’aperto, perché l’Ecomuseo è anche un po’ sperimentatore oltre che promotore. E il successo è notevole, confermato dal pubblico che d’estate sosta, si siede, partecipa agli eventi.

Domenica 25 agosto alle 18 (posticipato di un’ora rispetto al programma iniziale) ad esibirsi sarà un giovane cantautore carnico in costante ascesa: Alvise Nodale, impegnato nella riscoperta e valorizzazione della canzone in lingua friulana, presenterà dal vivo i brani intimi e acustici che compongono il suo ultimo lavoro discografico. “Gotes” (Gocce) è un disco che parla di fragilità, dubbi, amori e tormenti, temi universali affrontati attraverso la lente della sua lingua. Ogni canzone è come una goccia, un microcosmo che racchiude in sé una storia e un’emozione. Il concerto è promosso dall’Ecomuseo in collaborazione con il Comune e il Comitato Borgate del Centro Storico. In caso di maltempo si svolgerà al coperto nel LAB Terremoto.

«I più forti segnali di cambiamento per la musica friulana sono arrivati molto spesso dalla Carnia. Ferigo e i Povolâr, Straulino e Maieron, Rossi, Dek e i Carnicats, il mestri ReddKaa, Silverio i nomi più noti. E adesso siamo di fronte, con gioia, a un altro “troi” che nel suo giovane percorso scende tra di noi per parlarci, carezzarci il cuore e la mente, donarci poesia e serenità, suoni belli. (…) Non carichiamolo della responsabilità di essere oggi una figura centrale del cantautorato friulano – anche se lo è… – perché Alvise Nodale ha i suoi “trois”. La sua penna e il suo canto raccontano storie e fiabe, mondi, microcosmi e grandi sogni» (Nicola Cossar, critico musicale).