A San Daniele si parla della tragica storia dei bambini di Bullenhuser Damm
L’immensa tragedia dell’Olocausto e i crudeli e inumani esperimenti compiuti ad Auschwitz dal famigerato dottor Mengele sono, purtroppo, ben noti, ma in tanto indicibile orrore c’è una terribile vicenda che è rimasta lungamente sconosciuta e che ancora oggi è poco nota ai più: la storia dei bambini di Bullenhuser Damm. Una storia che lo Scriptorium Foroiuliense, l’Associazione Italia-Israele del Friuli, l’Isis “Vincenzo Manzini” di San Daniele, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio del Comune di San Daniele del Friuli, hanno deciso di ricordare con una conferenza-dibattito pubblica a cura di Giorgio Linda, presidente dell’Associazione Italia-Israele, che si terrà l’11 febbraio alle 18.30 nella sala multimediale del Museo del Territorio. Durante l’incontro sarà anche trasmesso il videomessaggio di saluto inviato dall’Ambasciatore d’Israele in Italia, Dror Eydar La conferenza sarà preceduta la mattina da due analoghe conferenze riservate, in due turni, a 150 studenti del Manzini che vi parteciperanno in parte in presenza, in parte in teleconferenza. Lo stesso giorno nella Sala multimediale del Museo del Territorio di San Daniele del Friuli sarà inaugurata una connessa mostra fotografica che rimarrà aperta fino al 28 febbraio prossimo.
«Nell’inumana vicenda dell’Olocausto, quello dei bambini di Bullenhuser Damm – anticipa Giorgio Linda – è uno degli episodi più efferati che si ricordino, ma di cui si ha conoscenza solo da quando il giornalista tedesco Günther Schwarberg riuscì a portarlo alla luce nel 1978. La tragica storia riguarda venti bambini ebrei, fra i cinque e dodici anni, dieci maschi e dieci femmine, che furono “prestati” da Mengele al suo amico pneumologo Kurt Heißmeyer che li usò come cavie nel campo di concentramento di Neuengamme vicino ad Amburgo per folli esperimenti medici, quali l’immissione nei polmoni, attraverso sonde, di bacilli tubercolotici vivi o l’asportazione di ghiandole linfatiche. Dopo essere stati sottoposti a terrificanti esperimenti in vivo, il 20 aprile 1945, i venti bambini provenienti da tutta Europa, fra i quali l’ebreo italiano Sergio De Simone, furono uccisi insieme a quattro prigionieri che li avevano assistiti durante la prigionia, venendo addormentati con la morfina e impiccati a ganci su una parete nelle cantine della scuola di Bullenhuser Damm ad Amburgo, dove, finita la guerra, l’attività scolastica riprese normalmente senza che nessuno facesse cenno a quanto era accaduto. Racconteremo questa vicenda che non va dimenticata – conclude il presidente dell’Associazione Italia-Israele del Friuli – per ricordare, ancora una volta, a quale livello di abiezione fosse arrivata la dittatura nazista, un’abiezione confermata da Heißmeyer quando durante l’interrogatorio nel 1964, che lo portò a una tardiva condanna, dichiarò: “Per me non esiste alcuna differenza tra ebrei e cavie”».
Il presidente dello Scriptorium Foroiuliense, Roberto Giurano sottolinea l’urgenza etica e morale di tenere viva la memoria su quanto accaduto durante il nazifascismo e, in particolare, sulla tragica vicenda dei bambini di Bullenhuser Damm: «Come associazione da sempre promuoviamo la convivenza fra le culture e le religioni diverse e l’inclusione, riteniamo pertanto un nostro dovere ricordare ai più giovani, ma anche agli adulti, le tragedie verificatesi in passato a causa di ideologie, come quella nazifascista, che fecero della discriminazione su base etnica, religiosa o di condizioni personali il loro tragico marchio di fabbrica. Onorare la memoria delle vittime, infatti, è un dovere che non si può e non si deve esaurire nella sola Giornata della Memoria. Proprio per questo siamo orgogliosi di aver potuto organizzare, con il fondamentale contribuito degli altri attori coinvolti, a cui sono molto grato, un’iniziativa come quella del prossimo 11 febbraio, tesa a tener vivo il ricordo dei bambini di Bullenhuser Damm che furono trucidati per colpa della folle ideologia nazista».
Da parte sua, la dirigente scolastica dell’’Istituto “Vincenzo Manzini” spiega come: «La nostra scuola accolga favorevolmente tutte le proposte che aiutano gli studenti a conoscere, attraverso testimonianze dirette e non, le pagine di una storia che non solo non deve essere dimenticata, ma deve servire da monito soprattutto in un momento così difficile dove la libertà personale è stata limitata non dalla follia di un gruppo di persone, ma da una pandemia. Queste occasioni di riflessione diventano uno strumento indispensabile per l’apprendimento per competenze e per lo sviluppo del pensiero critico».
«L’Amministrazione comunale di San Daniele – conclude il Sindaco, Pietro Valent – è particolarmente contenta di supportare la conferenza e la mostra dedicate alla tragica vicenda dei bambini di Bullenhuser Damm rivolte prima agli studenti del Manzini e, poi, al pubblico adulto anche perché questa iniziativa rientra in un progetto più ampio di valorizzazione della sezione ebraica del Museo del Territorio con alcuni investimenti volti a incrementare il patrimonio di oggetti e documenti che saranno esposti nella stessa sezione, anche in memoria della storica comunità ebraica che in passato visse a San Daniele, testimoniata anche dal presenza del cimitero ebraico. La giornata dell’11 febbraio, inoltre, rientra in una serie di altre iniziative che svilupperemo insieme all’associazione Italia-Israele del Friuli all’interno di un accordo quadro che definiremo a breve».