Addio a Gaetano Di Centa, monumento dello sport carnico e non solo
Lo sport carnico, e non solo, da oggi è un po’ più povero. A 97 anni se n’è andato Gaetano Di Centa, autentico monumento dello sci di fondo e non solo. Fu lui il primo allenatore dei figli Manuela e Giorgio, poi diventati campioni olimpici, oltre che di Andrea, da oltre un ventennio presidente della “sua” Aldo Moro Paluzza. Personaggio straordinario, “Tane” ha dedicato al vita alla famiglia e allo sport, mettendo per la prima volta sugli sci tanti bambini del territorio. È stato anche un grande atleta, sia nella corsa che nel fondo. Oltre ai figli e ai nipoti (compresa Martina, che ieri in Coppa del Mondo a Cogne ha gareggiato a poche ore dalla notizia della scomparsa del nonno ottenendo un bel 19° posto), Gaetano Di Centa lascia la moglie Maria Luisa, sposata 64 anni fa. I funerali avranno luogo martedì 4 febbraio alle 14.30 nella chiesa di S.Maria a Paluzza. “Sarà dura, ma i suoi insegnamenti ci accompagneranno sempre per renderci più forti”, ha scritto Manuela Di Centa sui suoi profili social.
Proponiamo alcuni passaggi dei ricordi di Gaetano Di Centa tratti dal libro “1946-2006 – Unione Sportiva Aldo Moro, una vittoria lunga 60 anni”.
“Mi è sempre piaciuto correre, misurarmi con gli altri e farmi conoscere, senza pretese, anche in altre zone. Nell’immediato dopoguerra, a Tarvisio, lavorava Giuan dal Dek (Giovanni De Frandeschi) di Somavile, amico di Pieri da Nere (Alberto Tassotti), il quale aveva segnalato allo Sci Cai Monte Lussari che a Paluzza c’erano dei giovani appassionati di sport che meritavano di essere seguiti. Da Tarvisio sono venuti dei dirigenti e dei tecnici per rendersi conto delle capacità atletiche di questi giovani e ci hanno fatto fare una gara di sci in “Valatesie”. In quella competizione sono arrivato primo, seguito da Vinicio Delli Zotti, e quindi ci hanno inserito nella loro società: era l’anno 1947. Abbiamo disputato varie gare di sci di fondo e la sci alpinistica a Sella Nevea. Nel 1948 abbiamo disputato una gara podistica a Tolmezzo e siamo arrivati secondi, con la squadra formata da me, Vinicio Delli Zotti e Pieri da More (Pietro Englaro). Sempre nel 1948 abbiamo disputato una gara di sci di fondo dove sono arrivato terzo. Nel 1949 ho prestato servizio militare e ho continuato l’attività sportiva. Nel 1950 sono ritornato a Tarvisio, dove ho disputato alcune gare, però diventava problematico il fatto di recarsi fin là, per ovvi motivi. Essendo sorta la Società Sportiva Aldo Moro a Treppo Carnico, abbiamo capito che era meglio fermarsi in zona. Eravamo in quattro atleti ai quali piaceva la corsa in montagna e nel 1951 abbiamo corso la prima gara a Moggio, vincendo con i colori della Aldo Moro. Ricordo bene quella gara: Rimul Morocutti ha fatto la prima frazione (fino a Casera Vual); la seconda frazione l’ha fatta Adriano De Cillia (fino a Passo Cavallo) e quindi a me è toccata la parte finale, tutta in discesa, con il ritorno d Moggio. A gara terminata, Rimul (di ritorno dal suo cambio) chiese a Benito Plazzotta, dirigente della Aldo Moro, l’esito della gara. Benito furbescamente gli disse “No tant benon!”, al che Rimul, cercando scuse, replicò: “Eh!.. a mi dulive une gjambe e no podevi esprimimi cemùt chi volevi!”. Al che, il simpatico Benito gli disse: “Va, va, macaco, che vin vint!”. Rimul cambio subito versione e disse: “Yooih, chi lavi Ssucome un cjamoç!” Questa è stata la prima gara vinta dalla Aldo Moro. Nel 1952, sempre nella gara di Moggio, Trofeo “Tinivella”, la Aldo Moro è giunta quarta, per poi vincere nel 1953 con primo frazionista Beppino Concina, secondo frazionista Lino Di Bernardo e terzo frazionista il qui presente Gaetano Di Centa. Per quanto riguarda lo sci di fondo, ho iniziato con una gara disputata a Paularo. A quei tempi non c’erano a disposizione tanti mezzi di trasporto e allora io ho preso la bicicletta e, con gli sci canna, sono giunto fino alla località “Lavinai” per poi raggiungere la forcella “Lius” e scendere dove ora si trova il primo tornante della strada che viene da Paularo. Qui partiva la gara he andava fino in forcella “Lius” per poi salire fino al “Castel Valdajer”, per scendere, utilizzando la mulattiera, fino al punto di partenza. Quando fui in prossimità di forcella “Lius” caddi e ruppi una racchetta; dopo un breve tragitto trovai uno sportivo di Ligosullo e gliene chiesi una di ricambio, che ebbi subito. Questo aiuto mi fece vinicere e quando quello sportivo lo seppe, mi disse: “Si savevi che tu vinceves tu, no çj davi la rachete, veh!”. Fuori regione merita di essere menzionata una gara che si disputava con spirito agonistico particolare, il trofeo “De Biasi” a Bolzano Bellunese, lunga 20 km. La prima volta che vi abbiamo partecipato eravamo in squadra io, Marino Maier e Armando Di Centa: siamo arrivati quinti. Alla premiazione ci hanno offerto una piccola coppa e, siccome avevamo un gruppetto di tifosi che ci seguivano da Paluzza e avevano notato che le coppe dal sesto posto in poi erano più belle, c’è stata una contestazione verso gli organizzatori. In seguito questi hanno scritto una lettera di scuse e così l’amicizia e l’armonia sono tornate. L’anno dopo ci hanno mandato l’invito, sempre per i trofeo “De Biasi”, e noi ci abbiamo pensato un po’ su se andarci o no. Abbiamo poi deciso di sì e ci siamo impegnati a prepararci bene, perché non si poteva andare a fare brutte figure dopo quello che era successo l’anno prima. Questo trofeo doveva essere vinto tre volte consecutive e non era facile, però con la nostra caparbietà, abbiamo addirittura vinto quattro volte di seguito. Un’altra gara che merita essere menzionata è quella delle “Cinque Torri” a Cortina: era l’anno 1975. Una gara breve, ma tutta in salita. Io avevo 43 anni, il mio compagno di squadra era Venanzio Ortis che ne aveva 20. Abbiamo vinto e nell’anno seguente siamo arrivati secondi. Importante era pure la gara dell’Ortigara a Borgo Valsugana (1850 m di dislivello). La gara era coppie e io e Enzo Maieron siamo arrivati primi. Il successo si è completato con il secondo posto a pari merito di Marino Maier e Gervasio Puntel. Anche in questa occasione abbiamo dimostrato buona volontà, capacità e passione. Era l’anno 1968″.