Addio alle Uti, arrivano le Comunità. Approvata la riforma degli enti locali Fvg
Con i 26 voti favorevoli di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Progetto FVG/Ar, il Consiglio regionale ha accolto a maggioranza il ddl n. 71. Quattordici i voti contrari di Pd, Cittadini, Patto per l’Autonomia, Open-Sinistra FVG e M5S, astensione di Gabrovec (SSk).
Prima del voto finale l’Aula aveva approvato gli ultimi articoli del provvedimento, relativi a consorzi (art. 30), tutela della minoranza linguistica slovena (art. 31) e delle lingue minoritarie (art. 32), abrogazioni, norme finanziarie (artt. 33, 34 e 35).
Accolti nel corso dell’esame anche alcuni emendamenti, tra i quali la modifica – primo firmatario Tosolini (Lega) – con la quale si prevede che nell’ambito della zona montana omogenea della Destra Tagliamento e delle Dolomiti Friulane siano costituite due Comunità di montagna. Su proposta di Progetto FVG/Ar, cui hanno aderito i consiglieri di FI, FdI e Lega, l’Aula ha approvato anche un emendamento che prevede di trasferire risorse economiche per il funzionamento delle forme collaborative tra i Comuni.
Undici gli ordini del giorno collegati al ddl presentati alla Giunta, che ne ha respinti 4 poi bocciati anche dall’Aula.
LE NOVITA’ DELLA LEGGE
“Il disegno di legge 71 volta pagina rispetto al passato aprendo una stagione nuova per le autonomie del Friuli Venezia Giulia”. Lo ha affermato l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti. “Porteremo a casa – ha aggiunto Roberti – una riforma che fa il bene del territorio e dei sindaci, che da questo momento in poi potranno esercitare la loro autonomia davvero e non solo sulla carta, dispiegando le funzioni che sono di competenza comunale ma che non si riducono alle semplici erogazioni di servizi e consistono anche nelle funzioni di sviluppo del territorio, secondo ciò che è previsto dal testo unico degli Enti locali”. “Tali funzioni – ha detto ancora l’assessore – potranno essere esercitate in forma singola o associata, così come sarà ritenuto migliore a vantaggio dei cittadini”. A giudizio di Roberti “è importante che i sindaci possano esercitare la responsabilità che viene loro attribuita con l’elezione: metter loro dei vincoli o dei lacci significherebbe privarli di strumenti di governo ed esporli alla gogna quando si va alle urne”. L’assessore alle Autonomie locali ha, infine, espresso “dispiacere per l’atteggiamento dell’opposizione. Sarebbe stata utile una collaborazione per costruire una riforma condivisa da tutti a beneficio del territorio regionale”.
L’assessore ha spiegato che “vengono individuate delle forme associative che potranno essere usate dai sindaci sulla base delle esigenze del territorio per dare servizi efficienti ai cittadini. Rispettiamo quindi l’autonomia dei primi cittadini, che potranno prendere in autonomia le proprie decisioni, delle quali saranno ovviamente responsabili di fronte alle comunità”. Roberti ha quindi rimarcato che “è un cambiamento richiesto in primis da sindaci che consente di tornare finalmente a parlare di autonomie locali migliorando alcuni strumenti che erano già in campo e istituendone anche di nuovi, come le Comunità. I Comuni potranno decidere di svolgere funzioni in forma associata per ottimizzare il personale e le risorse. Oggi, il tessuto del Friuli Venezia Giulia è composto da molti Comuni di piccole dimensioni ed è impensabile che ogni amministrazione cittadina abbia degli uffici in grado di fare tutto e di tutto, perché questo modello porta a non garantire servizi di buon livello. Al contrario, la Comunità permette ai sindaci di scegliere in totale autonomia quali servizi condividere e con chi, di modo da sviluppare uffici specializzati che garantiscano l’ottimizzazione delle risorse e di conseguenza l’erogazione di prestazioni migliori a costi minori”.
LE OPPOSIZIONI
“Quando abbiamo iniziato a discutere la legge di riforma degli enti locali – dichiara il capogruppo di Patto per l’autonomia, Massimo Moretuzzo – avevamo chiesto con ferma convinzione che si ascoltassero le istanze dei sindaci, che ormai da anni domandano interventi risolutivi ai problemi che quotidianamente li assillano. In Aula, però, abbiamo visto un film ormai ben noto: arroccata nelle sue posizioni, la maggioranza non è stata capace di accogliere niente di ciò che il territorio chiedeva. Ecco, dunque, che ci troviamo di fronte a ben precise richieste avanzate dal Consiglio delle autonomie locali (in primis soglia minima di abitanti o del numero dei Comuni per la costituzione delle Comunità e sostegno economico nella fase di start up di costituzione delle Comunità) che sono rimaste lettera morta. “Questo tuttavia non è l’unico appello caduto nel vuoto”, aggiunge Moretuzzo. “Infatti la stessa sorte è toccata anche all’appello di numerosi sindaci dei Comuni friulanofoni di riconoscere l’Assemblea di Comunità linguistica friulana come ente locale non territoriale, dotato di piena personalità giuridica, con un’autonomia amministrativa e contabile che le permettesse di esercitare appieno il ruolo cui è deputata”. L’esponente di opposizione fa sapere che il suo Gruppo ha ritenuto utile presentare un emendamento che accogliesse questa richiesta, ma la maggioranza ha deciso di bocciarla.
“Abbiamo cercato, con le nostre proposte, di dare corpo alle Comunità introdotte dal disegno di legge n. 71. Purtroppo, però, è stato uno sforzo vano e alla fine ne verrà fuori una normativa povera e poco incisiva”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Mauro Capozzella, relatore di minoranza della riforma degli enti locali. “I nostri emendamenti, respinti dalla maggioranza e dalla Giunta, intendevano dare una struttura alle Comunità – spiega Capozzella -. Abbiamo proposto di dare loro un senso, prevedendo almeno tre funzioni da svolgere assieme. Invece il centrodestra ha voluto mantenere l’impostazione iniziale, impoverendo questi strumenti.
“Dopo un anno e mezzo, la montagna di promesse del centrodestra ha partorito un topolino. Le garanzie di libertà sono solo un boccone amaro: con le nuove Comunità si umiliano i sindaci, che avranno come unica libertà quella di andare con il cappello in mano dalla Regione per chiedere il permesso di fare qualsiasi cosa”. A dirlo è Francesco Russo (Pd), commentando il disegno di legge n. 71 “Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli enti regionali di decentramento regionale” appena approvato dall’Aula. “La libertà affidata ai sindaci è una libertà di star da soli, di unire magari le difficoltà che oggi i sindaci ci hanno manifestato in più occasioni. Non ci sono risposte sul personale, non ci sono sulle risorse di cui ci sarebbe bisogno. Non c’è risposta rispetto alla capacità di organizzare i piccoli Comuni, soprattutto quelli più sofferenti, in realtà che possano progettare insieme e che possano in maniera collettiva presentarsi alla Regione chiedendo le risorse necessarie”.