CulturaGemoneseSpettacoli

Al “Sociale” di Gemona il documentario sul dinosauro restaurato a Trieste

Prosegue il tour regionale di “Big John”, il documentario di Dorino Minigutti e Davide Ludovisi, in cui l’affascinante mondo perduto dei dinosauri incontra la realtà di oggi. La Cineteca del Friuli presenta il film venerdì 9 giugno, alle ore 21, al Cinema Sociale di Gemona, dove saranno gli stessi autori a introdurre la proiezione al pubblico.

Protagonista è lo scheletro del triceratopo più grande mai scoperto, lungo quasi nove metri. Vissuto 65 milioni di anni fa e ritrovato negli Stati Uniti, Big John – questo il suo soprannome – è stato trasportato, ancora “intrappolato” nella roccia, nel laboratorio del geologo-imprenditore Flavio Bacchia a Trieste, dov’è stato poi “liberato” e restaurato.

Co-prodotto da Agherose e Agent Double (Belgio) con il supporto di Fondo per l’Audiovisivo del FVG, FVG Film Commission, MiC Ministero della Cultura e il fondo canadese The Art of Documentary Development Fund, il film segue le diverse fasi del complesso, emozionante, immane lavoro che ha impegnato la squadra di Bacchia per estrarre dalla roccia i resti fossili e assemblarli in tempo per presentare il gigante a una grande asta parigina, praticamente l’unica occasione di recuperare l’ingente investimento.

“Big John” racconta il mondo poco conosciuto della lavorazione e del mercato dei fossili, in cui si incrociano paleontologia, arte, mondo accademico e mercati finanziari. La vendita di scheletri di dinosauri, reperti scientifici che dopo un sapiente restauro diventano anche oggetti d’arte, è infatti sempre più un settore del lusso internazionale, e questo pone inevitabilmente interrogativi di tipo etico. Ma se è vero che Big John non era destinato a un museo, è stato comunque studiato dalle Università di Chieti e di Bologna, che grazie alle analisi compiute all’Aquila e a Trieste hanno fatto una scoperta eccezionale pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Nature, a dimostrazione che a volte gli interessi convergono e si può creare un inatteso rapporto di mutuo interesse tra ambito scientifico-museale e aziende private.