Al via a Resia il progetto “Le donne del Parco”
Ai nastri di partenza il progetto “Le donne del Parco”, presentato dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Resia, sede del Parco Naturale regionale delle Prealpi Giulie, e classificatosi primo in graduatoria tra quelli che hanno partecipato al bando della Regione FVG atto a promuovere le iniziative speciali volte a sostenere il lavoro delle donne, favorendo percorsi di crescita professionale e di carriera sia nell’ambito del lavoro dipendente che in quelli del lavoro autonomo e dell’esercizio d’impresa o professioni.
“Saremmo dovuti partire a ottobre del 2020 e terminare a maggio di quest’anno – informa Elisa Barbarino, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Resia -, ma per il Covid è slittato tutto”.
Obiettivo è quello di portare avanti un percorso di formazione riguardante le attività artigianali legate alla zona, appunto, del Parco delle Prealpi Giulie, per dare il là alla nascita di una piccola imprenditoria artigiana al femminile. Sono sei i Comuni, rientranti nel territorio del parco, che hanno aderito al progetto: Resia (in veste di capofila), Venzone, Lusevera, Resiutta, Chiusaforte e Moggio Udinese.
Si diceva della partenza: il primo dei sei laboratori e workshop previsti prende il via, in modalità online, il 20 maggio. Parliamo del laboratorio di Digital Marketing, una serie di appuntamenti che potranno contare, per quel che concerne la docenza, sull’esperienza di Roberto Siagri, vero o proprio “guru” dell’informatica ed ex amministratore delegato di Eurotech, e di Samantha Visentin, digital human strategist e autrice del libro “Umanizzare il Brand”, e durante i quali le donne coinvolte potranno cimentarsi nella gestione dei canali social in modo relazionale, creare contenuti e usare programmi di grafica semplici per rendere più performanti i loro brand.
“L’idea di questo progetto – spiega Barbarino – è nata dalla commissione che presiedo per favorire le piccole attività imprenditoriali che già esistono in valle, la maggior parte delle quali gestite da donne”.
Quindi non solo le “donne del Parco” ma anche il “Parco delle donne”. Non solo imprenditoria artigianale, “ma anche – prosegue la presidente – tutta quella parte che riferisce al hobbistica, anch’essa molto sviluppata e seguita per la maggior parte da donne. L’obiettivo finale è quello di creare i presupposti affinché ci siano inserimenti lavorativi al femminile. Magari anche attraverso l’apertura di un punto vendita di quell’oggettistica che poi, attraverso i laboratori di questo progetto, le donne impareranno a promuovere e creare”.
Si, perché, oltre al laboratorio di digital marketing, nei prossimi mesi partiranno anche gli altri quattro, tre dei quali di 12 ore suddivise in quattro incontri e uno con videotutorial, legati all’artigianato locale: dal laboratorio, tenuto dall’artigiano locale Lino Madotto, durante il quale si apprenderà l’arte di realizzare le “Cufize”, tipiche tabacchiere in legno di abete o faggio, a quello, tenuto da Valentina Razza, che svelerà cos’è il punto a “nocciolino” usato per la lavorazione dei calzettoni resiani, tipici del costume dell’omonima località fatti in cotone bianco, dalle lezioni per imparare a realizzare le “Lipe Bile Maškire” (Le belle maschere bianche), tipico costume di Carnevale della Val di Resia, grazie agli insegnamenti del hobbista locale Ornella Sacchi, a quelle per imparare l’arte dei “Gerletti”, piccoli gerli di 8/10 centimetri, tipici della tradizione locale, fatti con il vimini o con il legno di nocciolo o di faggio, anche queste tenute dall’artigiano Lino Madotto. I due laboratori tenuti da quest’ultimo prevedono anche il reperimento in loco della materia prima.
Infine è previsto il Laboratorio di stampa vegetale o Ecoprint, che si terrà tra Resia e Venzone, della durata di 16 ore suddivise in due incontri, che vedrà la partecipazione, in qualità di docente, di Monica Biamonte, nota esperta di stampa vegetale che tiene corsi e laboratori lungo tutto lo Stivale. In occasione di quest’ultimo laboratorio, che prevede appunto di apprendere l’arte della tintura di fibre naturali con piante tintorie a “chilometro 0”, è prevista la raccolta di piante, necessarie alla bisogna, autoctone.