Asse dei Comitati contro il Piano delle Emergenze
Dalle Prealpi al mare oggi si è saldata una rete di Comitati che in Regione contestano la riforma sanitaria e il Piano delle Urgenze/Emergenze. Come annunciato, spiegano i promotori, “la Manifestazione che ha visto in piazza i Comitati di Latisana, Gemona, Cividale, Gorizia, Monfalcone e Grado, ha dimostrato a chiare lettere che i Comitati regionali sono interconnessi fra loro, capaci di mobilitarsi insieme e che non accettano la logica della contrapposizione tra i territori, come qualcuno del Palazzo forse sperava”.
Per questo in piazza Oberdan a Trieste, di fronte al Consiglio regionale, si sono trovati una trentina di attivisti per un presidio preparatore di una grande manifestazione contro questa riforma, che verrà prossimamente programmata. Infatti il sit – in odierno, oltre a ricordare ai componenti della terza Commissione, che erano riuniti per la discussione del Piano U/E, la necessità di profondi cambiamenti del Piano in esame, hanno mandato un chiaro segnale per il cambiamento della Sanità regionale.
Inoltre ogni Comitato, scendendo nel particolare, ha evidenziato le criticità del proprio territorio di riferimento. Per questo Gemona e Cividale hanno sottolineato il fatto che i due Ospedali, saranno oggetto di riconversione in Presidi Ospedalieri per la salute, con grave perdita di funzioni e servizi, in particolare del Pronto Soccorso, oltreché di ambulanze con infermiere a bordo. Latisana ha rimarcato la necessità di mantenere l’attuale Punto Nascita, con i relativi servizi, visto che è l’unico Ospedale della Bassa Friulana. Grado invece lamenta la ventilata perdita al di fuori del periodo estivo del P.S e relativa ambulanza. Monfalcone dovrebbe perdere l’automedica e un’ambulanza “ A “. Gorizia dopo la perdita del Punto nascita vede calare i suoi servizi e medici e neppure a TS dormono sonni tranquilli con i tagli alla sanità cittadina.
“La Regione – concludono i Comitati – non ha prodotto una legge di riforma equa, aldilà delle dichiarazioni di rito del Palazzo e dei suoi esponenti. Così come il Piano Emergenze non ottempera alle disposizioni nazionali che prevedono il medico a bordo delle ambulanze medicalizzate e il raggiungimento di tutte le località entro 20 minuti come prevede la norma. Infatti le sperequazioni fra zone “ amiche “ e non sono evidenti. La nascita di tanti Comitati a difesa del legittimo diritto alla salute di tutti i cittadini ne sono la testimonianza evidente”.
LA DISCUSSIONE ED APPROVAZIONE DEL PIANO
Alla fine, il parere sul Piano dell’emergenza/urgenza è arrivato ed è stato positivo, a maggioranza. La III Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Franco Rotelli (Pd) lo ha dibattuto, difeso, criticato, smontato e rimontato in una seduta fiume, durata oltre 4 ore e mezza, con una ventina di consiglieri a intervenire e l’assessore Maria Sandra Telesca a spiegare, puntualizzare, respingere, ma anche condividere, tanto che alla fine “il Piano subirà alcuni aggiustamenti, e non solo di dettaglio” è stato dichiarato. Tutto mentre davanti al palazzo di piazza Oberdan era in corso un il presidio da parte di comitati territoriali.
Su Piano, l’esponente dell’Esecutivo ha precisato che non è stato fatto per ridurre i costi – tanto che costerà di più – ma per razionalizzarli puntando a migliorare qualità ed equità, tenendo conto del rapporto costi/efficacia. Qualche esempio: le auto mediche erano 4 e diventeranno 6, verranno aggiunti 40 infermieri qualificati, si prevede di assumere, con concorso, medici professionisti specializzati nel campo dell’emergenza che possano operare non solo sulle automediche, ma anche nei pronto soccorso.
Le ambulanze verranno gradualmente sostituite per renderle tutte medicalizzabili, non perché ogni volta ci sarà un medico a bordo, ma perché quando sarà necessario il medico vi salirà e troverà tutto quel che gli serve per intervenire. L’elisoccorso, con fascia operativa allargata anche a ore notturne, opererà secondo standard europei su percorrenza e tempi di intervento.
Detto questo, alcuni interventi si sono concentrati su situazioni particolari: Revelant (AR) e Zilli (LN) hanno denunciato scelte inappropriate per Gemonese, Carnia, Val Canale-Canal del Ferro; Ciriani (FdI/AN) si è chiesto perché le auto medicalizzate servono per Tolmezzo ma non per maniaghese, spilimberghese e alta provincia di Pordenone; Novelli (FI) vorrebbe rivedere la dislocazione dei mezzi a Cividale e Valli del Natisone e auspica un ruolo più importante proprio per Cividale.
Altri hanno trattato puntuali temi tecnici: Cremaschi-Pd (avviare subito il percorso e verificarlo costantemente), Pustetto-Sel (avrebbe preferito discutere sul testo definitivo), Ussai-M5S (ha chiesto più ambulanze, di cui tre in più per la montagna), Colautti-Ncd (la vera sfida è trovare un equilibrio fra territori e risorse), Marini-FI e Rotelli (hanno proposto una miglior definizione del punto relativo ai servizi di salute mentale, accolta dall’assessore Telesca).
Considerazioni di più ampio respiro, infine, sono giunte da Travanut-Pd (apprezzabile l’obiettivo di rendere omogeneo il Piano stante la diversità del territorio), Barillari-Misto (non sarà un Piano perfetto, ma almeno mette mano alla materia dopo 25 anni), Tondo-AR (tra un anno sia fatta una verifica che coinvolga i territori) e Riccardi-FI (Regioni come Marche, Emilia Romagna e Toscana attuano il decreto 70/2015 sugli standard ospedalieri senza le nostre restrizioni).
Al termine, a favore si sono espressi Pd e Cittadini, contro FI, AR, M5S e LN, mentre Pustetto e Barillari si sono astenuti.
L’INTERVENTO DI BARBARA ZILLI
“Metodo sbagliato e criticità evidenti: così non si può approvare un Piano di emergenza che ha più zone d’ombra che soluzioni reali e relega la montagna a ruolo di Cenerentola della Regione. Lo strappo avvenuto è insanabile, vista la disparità di trattamento riservata a Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale: le scelte della Giunta sono dettate soltanto da pressioni politiche”.
Barbara Zilli, consigliere regionale della Lega Nord, interviene a margine della III Commissione consiliare, chiamata a dare un parere sul Piano emergenza/urgenza, dove ha riportato le proposte avanzate dai comitati a difesa dell’ospedale San Michele di Gemona, sottolineando anche “la questione dell’elipiazzola. Non è possibile che l’elicottero debba atterrare in un parcheggio distante alcuni chilometri dall’ospedale e non nella piazzola dedicata al San Michele. Basterebbe l’intervento di un buon padre di famiglia per sistemarla – dice Zilli – ma anche questo manca perché per la Regione siamo una zona dimenticata”.
“Non c’è attenzione per la montagna: nemmeno il minimo sindacale richiesto – mantenere sulle 24 ore l’ambulanza a Chiusaforte – è stata accettata, le criticità permangono in toto, soprattutto per il soccorso notturno. La presidente Serracchiani, che ogni tanto si ricorda di possedere anche la delega alla montagna quando non è troppo impegnata con le direzioni del Pd a Roma, venga a spiegare ai friulani le ragioni di queste scelte sconsiderate. Oggi è stata firmata la condanna a morte dell’ospedale di Gemona”.