Boom di nuove enoteche in Friuli Venezia Giulia: +30%
Il Friuli Venezia Giulia ha visto aumentare le enoteche del 30% in cinque anni. Da 89 (quelle presenti nel 2012) alle 116 del 2017: 45 in provincia di Udine, 27 a Trieste, 25 a Pordenone, 19 a Gorizia). Il contesto nazionale è quello di una crescita del 13%, sempre nel quinquennio, con la presenza di 7.300 “oasi del vino” lungo tutta la Penisola.
È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti e della Camera di commercio di Milano dalla quale si evidenzia la crescente attenzione alla qualità negli acquisti di vino che è diventato una espressione culturale da condividere con amici e parenti. I tre capoluoghi con il più alto numero di punti vendita sono Napoli con 546, Roma con 482 e Milano con 264, ma le città dove si registra la crescita maggiore sono Bologna (+170%), Foggia (+68%), Verona (+66%), Cuneo (+65%), Messina e Milano (63%). Trieste è poco sotto con il +59%.
Forte – precisa la Coldiretti – la presenza femminile con le donne alla guida di più di una enoteca su quattro (27%) mentre il 12% delle sono gestite da giovani soprattutto al Sud con punte del 25% a Taranto e del 20% a Catania e Palermo.
Una tendenza – prosegue la Coldiretti – che conferma una decisa svolta verso la qualità con il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con sé stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. Lo dimostra il boom dei corsi per sommelier, ma anche il numero crescente di giovani ci tiene ad essere informato sulle caratteristiche dei vini e cresce tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole con la proliferazione di wine bar e un vero boom dell’enoturismo che oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l’anno e ha conquistato nell’ultima manovra il suo primo storico quadro normativo. Nell’ultimo anno 16,1 milioni di italiani hanno partecipato a eventi, sagre, feste locali legate in qualche modo al vino e tra questi molti giovani a dimostrazione della capacità del nettare di bacco di incarnare valori immateriali e simbolici collocandosi sulla frontiera più avanzata di un consumo consapevole, maturo, responsabile, molto orientato alla qualità materiale e immateriale del prodotto.
È in atto – continua la Coldiretti – una rivoluzione sulle tavole degli italiani con i consumi di vino che, dopo aver raggiunto il minimo a 33 litri pro capite nel 2017, hanno invertito la tendenza con un aumento record degli acquisti delle famiglie del 3%, trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%) mentre calano gli acquisti di vini comuni (-4%). Se i consumi interni sono attestati sui 4 miliardi di euro, il vino è anche uno dei prodotti preferiti dai turisti stranieri in Italia e dai consumatori all’estero considerato che nell’anno appena trascorso l’export è cresciuto del 7% sfiorando la cifra record di 6 miliardi di euro. Le vendite all’estero hanno avuto un incremento in valore del 6% negli Usa che sono di gran lunga il principale cliente anche se per il 2018 pesa l’impatto del super euro che ha raggiunto il massimo da tre anni. L’aumento è stato – continua la Coldiretti – del 3% in Germania e dell’8% nel Regno Unito che nonostante i negoziati sulla Brexit resta sul podio dei principali clienti. In termini di aumento percentuale però la migliore performance con un balzo del 47% viene fatta registrare dalla Russia dove il vino è uno dei pochi prodotti agroalimentari Made in Italy non colpiti dall’embargo.
E tutto questo nonostante una vendemmia che ha visto dire addio a una bottiglia su 4 a causa del calo della produzione anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale, davanti alla Francia, con circa 40 milioni di ettolitri destinati per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.