Cambiamenti climatici, la vegetazione in montagna muta a un ritmo senza precedenti
A Socchieve è andato in scena il secondo appuntamento della settima edizione della Dolomiti Mountain School, iniziativa coordinata dalla Regione Friuli Venezia Giulia con la Comunità di montagna della Carnia e ASCA/Leggimontagna: al centro del dibattito, i cambiamenti nella vegetazione che stanno coinvolgendo l’intero arco alpino.
“Le Alpi stanno cambiando colore: il titolo del mio intervento è una provocazione, ma la problematica è reale” ha spiegato Francesco Boscutti, ricercatore in botanica ambientale e applicata all’Università di Udine. “I cambiamenti climatici pongono le Alpi di fronte a grandi sfide di cui abbiamo avuto testimonianze nelle stagioni passate. Le specie di piante hanno tre possibilità: o riusciranno ad adattarsi a questi cambiamenti, o riusciranno a migrare verso latitudini più settentrionali o altitudini più elevate, oppure dovranno andare incontro all’estinzione”.
“Il cambiamento climatico è un dato di fatto: non ci sono negazionismi che tengano” ha aggiunto Cesare Lasen, del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti UNESCO. “Io mi occupo in particolare dell’influenza sulle aree protette: oggi ho raccontato come si stanno muovendo i parchi e le aree protette, specialmente nell’arco alpino orientale, per far fronte a queste sempre nuove emergenze. Un parco non è né un carrozzone burocratico vincolistico né un luna park destinato solo a favorire il turismo: è anzitutto tutela della biodiversità, tutela degli equilibri ecologici, e laboratorio di ricerca per sperimentare nuove pratiche virtuose”.
“Tutto sta cambiando, ma l’elemento cruciale è che sta cambiando a ritmi ai quali non eravamo abituati” ha sottolineato Gianpaolo Carbonetto, coordinatore della Mountain School. “Il cambiamento della flora nel mondo è sempre stato lento, misurato in tempi non geologici ma quasi. Nel corso della vita di un essere umano non ci si accorgeva di queste modifiche. Ora, invece, è sotto gli occhi di tutti: un esempio sono vigneti e ulivi che prosperano dove prima era impensabile”.
“La montagna friulana si trova, come il resto delle Dolomiti, in una situazione traumatica: non siamo in grado di capire come sarà il paesaggio che vedranno i nostri figli quando saranno adulti” ha proseguito Carbonetto. “Bisogna conoscere, progettare, ragionare ma tenendo a mente che la natura è immensamente più forte di noi, e in uno scontro diretto perdiamo sempre”.
“Siamo molto soddisfatti di come sta andando questa edizione della Mountain School” ha commentato Pierpaolo Zanchetta del servizio biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia. “Il prossimo appuntamento è a settembre a Forni di Sopra, per parlare delle trasformazioni fisiche della montagna attraverso le opere idrauliche e le infrastrutture. A novembre saremo a Pontebba con un tema caro agli amanti della montagna: i nuovi strumenti come mountain bike e droni e il loro uso consapevole”.