Con “Casa di bambola” Roberto Valerio rilegge Ibsen a Gemona
Casa di bambola fu rappresentato la prima volta nel 1879. A distanza di oltre un secolo il dramma, abitato da personaggi ancora capaci di parlare al pubblico di oggi, sarà ospite del circuito ERT per due serate: giovedì 1. febbraio al Teatro Sociale di Gemona del Friuli e venerdì 2 febbraio al Teatro Zancanaro di Sacile. Entrambe le serate inizieranno alle 21. L’adattamento e la regia dello spettacolo sono di Roberto Valerio, protagonista in scena assieme a Valentina Sperlì, Michele Nani, Massimo Grigò e Carlotta Viscovo: un gruppo di attori che torna a lavorare insieme dopo spettacoli molto apprezzati da pubblico e critica come Il Vantone di Pier Paolo Pasolini, Un marito ideale di Oscar Wilde e L’impresario delle Smirne di Goldoni.
Madre di tre figli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l’avvocato Torvald Helmer. Entrambi sono vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi sono intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati.
Quando fu rappresentato per la prima volta, la storia di Nora e del marito Torvald suscitò scandalo e polemica ovunque per la sua lettura come esempio di un femminismo estremo e per l’ambiguità del suo finale; in Germania il drammaturgo e regista norvegese fu addirittura costretto a trovargliene uno nuovo, perché la protagonista si rifiutava di impersonare una madre da lei ritenuta snaturata. Partendo da una nuova e attenta rilettura di questo grande classico, attraverso una riscrittura e rielaborazione scenica del testo, Roberto Valerio approda a uno spettacolo dove il centro è “il dramma nudo”, spogliato di bellurie ottocentesche e convenzioni borghesi.
Casa di bambola è un testo complesso e seducente che restituisce molteplici e potenti suggestioni. È l’intreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto espressionista (L’urlo di Munch è del 1893) di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento. «I personaggi – racconta Valerio – si muovono in uno spazio scenografico essenziale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che trasfigura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale, popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della finzione».
Maggiori informazioni al sito www.ertfvg.it o chiamando l’Ufficio IAT di Gemona (0432 981441) e il Teatro Zancanaro di Sacile (0434 780623).