Case di riposo e sanità, i pensionati Fvg chiedono chiarezza alla Regione
Un confronto a 360 gradi, non solo sulla gestione dell’emergenza nelle case di riposo e sulla exit strategy per traghettarle verso un graduale ritorno alla normalità, ma anche sull’adeguamento del piano sanitario regionale alle nuove priorità imposte dall’emergenza Covid. È quanto chiedono alla Regione i sindacati dei pensionati Cgil-Cisl -Uil del Friuli Venezia Giulia, che questa mattina sono scesi in piazza a Trieste con un presidio indetto davanti alla casa di riposo “La Primula”, scelta come luogo simbolo “non solo per gli effetti dell’epidemia in termini di contagiati e di vittime, ma anche per le carenze e le inefficienze che hanno segnato negativamente la gestione dell’emergenza”, dicono i sindacati.
TRASPARENZA SULLE CASE DI RIPOSO. Dietro alla decisione di organizzare il presidio di oggi anche la bocciatura, da parte del Consiglio regionale, della mozione con cui si chiedeva l’apertura di una commissione d’indagine sulla gestione dell’emergenza Covid-19 nelle case di riposo della Regione. Duro, a proposito, il giudizio di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil: «La maggioranza – denunciano – è venuta meno a un’esigenza di trasparenza rivendicata non soltanto dai familiari delle vittime, ma anche dagli operatori del settore, dalle loro rappresentanze e da tutta la comunità regionale, anche alla luce degli elevati indici di mortalità registrati nelle case di riposo, in particolare nell’area di Trieste».
ACCREDITAMENTO E CONTROLLI. Ma l’esigenza di chiarezza e trasparenza non riguarda soltanto il passato: «Chiediamo di rivedere tutta la normativa sulle case di riposo– dichiarano Roberto Treu (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil) – dai criteri di accreditamento alla qualità dei servizi sanitari e assistenziali, puntando a un innalzamento degli standard per il convenzionamento con la Regione e a un rafforzamento dei controlli da parte delle Aziende sanitarie su tutte le strutture, pubbliche e private».
PIÙ SERVIZI SUL TERRITORIO. Ma l’emergenza Covid-19, secondo i sindacati, ha messo a nudo anche i limiti strutturali di un sistema di welfare troppo incentrato da un lato sugli ospedali, dall’altro sull’istituzionalizzazione dell’assistenza agli anziani piuttosto che sul sostegno all’assistenza domiciliare. Da qui l’urgenza di un piano di rafforzamento dei servizi territoriali, «come previsto dalle linee guida nazionali e anche come necessaria risposta alla diffusione delle patologie croniche e all’invecchiamento della popolazione». I sindacati rivendicano inoltre «strategie chiare e coerenti volte al potenziamento dei distretti, della medicina di prossimità e dell’integrazione socio-sanitaria».
LE RISORSE: SÌ AL MES, NO A UNA DERIVA PRIVATISTICA. A destare l’allarme dei pensionati la mancanza di un piano per far fronte all’impennata delle liste di attesa provocata dall’emergenza. «La situazione – denunciano Treu, Pizzolitto e Gruarin – impone un deciso potenziamento degli orari di apertura degli ambulatori, puntando a un raddoppio di visite, esami prelievi e interventi. Siamo consapevoli che tutto ciò comporta un sensibile aumento della spesa, che può e deve trovare copertura nei fondi europei e nazionali per il rafforzamento della sanità pubblica, a partire dalle risorse messe a disposizione dal Mes, che rappresentano un’opportunità imperdibile per investire sulla difesa e sul rafforzamento della sanità pubblica». Ecco perché i sindacati chiedono «l’apertura immediata di un confronto sulle assunzioni e sull’abbattimento delle liste di attesa, dall’altro raggiungere quegli obiettivi di rafforzamento del territorio che appaiono ineludibili per garantire i livelli essenziali di assistenza e una migliore risposta di fronte a emergenze che dovessero nuovamente mettere a dura prova il nostro sistema sanitario e socio-assistenziale».