Chiesa, il sandanielese Manuel Minciotti pronto a ricevere il diaconato
Sabato 22 febbraio sarà una giornata di festa per le Chiese di Udine e di Orlu, in Nigeria: due giovani del seminario di Castellerio, infatti, riceveranno il diaconato, terzo grado del Sacramento dell’Ordine sacro in vista di una futura ordinazione sacerdotale. Si tratta del friulano Manuel Minciotti e del nigeriano Aeneid Ugonna Ozuo. La celebrazione sarà presieduta dall’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, alle 10.30 nella Cattedrale del capoluogo friulano.
«A Manuel ed Aeneid auguro di continuare il camino di discernimento verso il sacerdozio che hanno iniziato già da alcuni anni, seppure in modo diverso» ha affermato l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. «Sono due giovani che possono essere una bella testimonianza anche per altri giovani: la loro scelta dice che è bello quando il Signore chiama, ma è bello anche rispondere “sì” e donare la propria vita al servizio di Dio e dei fratelli. Donando la vita si può sperimentare tanta gioia».
Classe 1992, Manuel Minciotti è originario della Parrocchia di San Daniele del Friuli, cittadina dove è nato. Entrato in seminario a Castellerio, dopo un tirocinio pastorale nella Parrocchia udinese di San Pio X, attualmente svolge servizio sempre in città a Udine, ma nella Parrocchia di San Marco. Sarà diacono per l’Arcidiocesi di Udine.
Il diaconato è il terzo grado del sacramento dell’Ordine, preceduto – in ordine di preminenza – dall’episcopato e dal presbiterato; tra le tre tappe, tuttavia, è la prima a essere celebrata. Sebbene da anni sia in corso un dibattito sull’accesso al diaconato da parte delle donne, a oggi può essere ordinato diacono qualsiasi uomo con una solida e comprovata formazione teologica, indipendentemente se celibe o coniugato, con il consenso dell’Arcivescovo. Uomini sposati possono ricevere il diaconato soltanto con l’ulteriore ed esplicito consenso della moglie; chi invece riceve l’ordine del diaconato da celibe si assume l’impegno di mantenere il celibato.
Non tutti i diaconi proseguono il cammino verso l’ordinazione sacerdotale: se ciò avviene – come per Minciotti e Ugonna Ozuo – si parla di diaconato transeunte, ossia “in transito” verso il grado del presbiterato: ovviamente essi vivono il celibato. Nel caso in cui un diacono non prosegua verso il sacerdozio (come avviene per tutti i diaconi coniugati, come per Mastrogiovanni), il suo diaconato viene comunemente definito permanente.
La promessa di obbedienza al Vescovo diocesano è propria dei diaconi, i quali, inoltre, si impegnano quotidianamente nella celebrazione della Liturgia delle Ore, ossia la preghiera che la Chiesa recita in vari momenti del giorno. Il diacono può amministrare il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere i funerali e la sepoltura. Il diacono tuttavia non può celebrare la Messa: al limite può presiedere la sola Liturgia della Parola. Parimenti, non può nemmeno impartire l’unzione degli infermi.
Nella liturgia il diacono si riconosce perché, a differenza dei preti, veste la stola “alla maniera diaconale”, ossia di traverso. Nelle celebrazioni il diacono può vestire la dalmatica, un antico paramento riservato proprio al servizio liturgico diaconale.
(nella foto da sinistra Minciotti, Lamba e Ugonna Ozuo)