Chiude nel segno del “tutto esaurito” il festival Risonanze della Val Saisera
Il Festival Risonanze chiude nel segno del “tutto esaurito”. I boschi della Val Saisera, dal 17 al 20 giugno, sono tornati a essere – per la settima edizione che celebra il “legno che suona”, l’abete di Risonanza – delle vere e proprie sale da concerto. Una location unica per un Festival altrettanto irripetibile che quest’anno ha proposto 10 concerti; 4 incontri dedicati alla musica, e uno spettacolo teatrale per piccoli e adulti; 2 mostre; 5 appuntamenti per Babyrisonanze; 10 eventi collaterali Outdoor, all’insegna di yoga, bagni di gong, forest bathing, dog trekking e bike. Tutti andati pressoché esauriti. «La risposta da parte del pubblico è stata piena» ha spiegato Alberto Busettini, direttore artistico della kermesse e assessore alla cultura del Comune di Malborghetto-Valbruna. «Abbiamo dovuto dire di no a molti, nostro malgrado, perché mai come in un momento storico qual è quello che stiamo attraversando è per noi priorità assoluta garantire la sicurezza delle persone che partecipano agli appuntamenti».
Grazie al tema scelto, Vienna, Risonanze ha ben raccontato il secolare rapporto tra la Valle e la capitale austriaca, e lo ha fatto attraverso la musica danubiana, una mostra speciale dedicata a Sissi (che proseguirà fino al 30 settembre a Palazzo Veneziano), la leggerezza del valzer e il piacere della piccola pasticceria asburgica. Senza dimenticare l’immersione nella tradizione nobile dell’abete di Risonanza, tra musica, liuteria e tutela del territorio. Proprio il bosco degli abeti di Risonanza della Val Saisera è diventato, in questi giorni, palcoscenico. Fra gli appuntamenti che ha ospitato c’è stato anche il concerto dello storico coro, patrimonio dell’Unesco, dei Wiener Sӓngerknaben, diretto da Manuel Huber, nella sua prima esibizione all’estero dall’inizio della pandemia oltre che per la prima volta in Valcanale. Un’esibizione che il direttore artistico ha definito «straordinariamente emozionante» e che domenica 20 giugno, alle 21, si ripeterà al Duomo di Lignano Sabbiadoro grazie alla collaborazione con il Comune.
A chiudere la programmazione in Val Saisera è stata invece la FVG Orchestra, diretta dalla pregiata bacchetta di Vinzenz Praxmarer, che domenica 20 giugno ha accompagnato gli spettatori nella raffinata ed effervescente Vienna asburgica, quella che Josef e Johann Strauss hanno saputo ben interpretare e che ne ha costruito la fama.
«Quella vissuta quest’anno, nei quattro giorni del Festival, è stata una grandissima emozione – ha spiegato Busettini -. Quest’anno ho visto un salto di qualità sotto tutti i punti di vista. Non parlo quindi solo della proposta artistica, ma anche del gruppo di lavoro, che si è dimostrato sempre più coeso e attento alla cura dei dettagli». Per il futuro, ha precisato il direttore artistico, che ricordiamo, è a sua volta un musicista di caratura internazionale, «l’ambizione non è quella di diventare un grande evento, in termini numerici, ma quella di essere l’evento di riferimento per la musica classica nella montagna del Fvg. Il nostro territorio ha molto da offrire e con grande piacere vediamo che la proposta esperienziale che facciamo con Risonanze è sempre più apprezzata». Altrettanto gratificante è notare come, sempre di più, «si sta parlando con interesse di quanto si sta facendo qui. Molti ci chiedono di poter partecipare. Nascono partnership con altri festival o realtà italiane o estere. Insomma, c’è fermento e questo non può che rendere me, e tutto il team di lavoro, orgogliosi». Sperando che l’emergenza causata dalla pandemia possa rientrare al più presto, si comincia anche già a ragionare sulla possibilità di riproporre nuovamente residenze artistiche e masterclass e, perché no, avere una sezione dedicata ai convegni sul tema.