Chiusaforte ricorda il sacrificio degli aviatori americani nel 1945
Durante l’ultima parte della Seconda Guerra Mondiale, nel corso del biennio 1944-45, l’Italia Nord Orientale e il Friuli si trovarono costantemente sulle rotte delle missioni di guerra delle forze aeree alleate dirette in Germania. Il 16 febbraio 1945 una grande formazione di bombardieri della 15° Air Force dell’aviazione americana sorvolò l’area di Chiusaforte per raggiungere e distruggere gli impianti industriali Messerschmitt di Regensburg in Baviera.
Durante il volo di ritorno, la contraerea situata a fondovalle riuscì però ad abbattere due quadrimotori B-24 del 485° gruppo di bombardamento dell’Usaaf di base a Venosa. Precipitarono entrambi sul monte Belepeit, a poca distanza da Chiusaforte: dieci aviatori perirono nel disastro, altrettanti riuscirono a salvarsi con il paracadute ma, ben presto, vennero catturati dai soldati tedeschi.
La città e la comunità Chiusaforte hanno così deciso di realizzare un grande pannello commemorativo, “Remembering 10 American Airmen who died here for the liberation of Europe” (scritto in italiano e in inglese, riportando i nomi di tutti gli sfortunati protagonisti della vicenda) per ricordare le vittime di questo tragico evento bellico.
Uno dei superstiti, ricorda il pannello inaugurato nella località montana, precipitò nel vuoto senza paracadute, riportando solo leggere ferite dopo essere caduto sulla neve profonda. Un altro, invece, fu aiutato dai valligiani a raggiungere i partigiani sloveni e poté in seguito ritornare al suo reparto. Il comandante del reparto, colonnello J.P. Tomhave, venne fatto prigioniero, ma rimase ucciso pochi giorni più tardi dal fuoco amico durante il trasferimento in Germania. Furono proprio gli abitanti di Chiusaforte, guidati dal loro parroco, don Giovanni Battista Lenarduzzi, a dare una prima sepoltura agli avieri morti sulle montagne, i corpi dei quali furono poi riesumati alcuni mesi più tardi.
Un’iniziativa importante, come ricordato dal Consiglio regionale rappresentato dal presidente Zanin, perché custodita nel corso degli anni nella memoria e nel cuore delle genti di Chiusaforte e delle valli attigue che hanno riconosciuto il sacrificio di chi era giunto da lontano per riscattare libertà e valori. Un’inaugurazione che rinsalda ulteriormente il legame tra popolo e istituzioni, attraverso una celebrazione che assume un enorme significato proprio all’indomani della disordinata fuga degli occidentali dall’Afghanistan, abdicando proprio a quei valori. Dopo vent’anni, infatti, hanno lasciato famiglie, comunità e popolo in preda alla violenza.