Cinghiali, più danni e incidenti con il nuovo piano faunistico regionale
“Il piano faunistico regionale è privo di misure adeguate per il contenimento dei cinghiali. E, così, il problema degli incidenti stradali causati da questi animali ma anche i danneggiamenti alle coltivazioni, è destinato ad aumentare”. La denuncia è dell’assessore provinciale alla caccia e pesca Marco Quai.
“Aver limitato, a esempio, gli strumenti di prelievo attraverso la diminuzione dei punti di foraggiamento (massimo due erogatori per chilometro quadrato con massimo un chilogrammo di granaglia) rappresenta un passo indietro rispetto all’attuale gestione di questa tipologia di fauna selvatica sempre più presente sul nostro territorio con conseguenti problemi e preoccupazioni per la sicurezza, per gli utenti della strada, per l’agricoltura”.
La gestione dei cinghiali non è l’unico aspetto del piano contestato dalla Provincia che boccia il provvedimento su tutta la linea. “Il documento – prosegue Quai – risulta carente sugli interventi per il miglioramento ambientale, privo di adeguate coperture finanziarie, non condiviso, restrittivo per alcune attività di caccia come a esempio la pronta caccia al fagiano”.
Quai ricorda le tappe del piano. “Dopo lunghissima attesa e fitti confronti con il Comitato faunistico regionale finalmente era stato definito un testo quanto meno condiviso. Obiettivo centrato fino al 26 giugno scorso quando il testo è stato stravolto dalla Giunta regionale che ha fatto proprie ben 89 osservazioni alla Vas (valutazione ambientale strategica), di cui il 60% provenienti da servizi interni all’ente (tra cui Arpa Fvg) che hanno praticamente bocciato il lavoro svolto da servizi interni alla Regione stessa. Una situazione davvero imbarazzante – rileva Quai -; doveva semmai esserci una consultazione e una condivisione preventiva”. E così il 26 giugno, il piano viene modificato.
“Un vero e proprio colpo di mano – aggiunge l’assessore – che ha annullato l’impegno di quanti avevano portato i loro contributi, animati dalla volontà di ottimizzare la gestione dell’ambiente, attività che vede coinvolto in prima linea il mondo venatorio che, invece, nella nuova versione adottata, viene fortemente limitato. E’ prevista infatti anche la diminuzione dei numero dei cacciatori: dagli attuali 10 mila fino a un massimo di 7.900”.
Il metodo seguito dalla Regione non ha portato alla soluzione a lungo attesa tant’è che la materia è oggetto di giudizio da parte del Tar, il tribunale amministrativo regionale. I rilievi della Provincia s’indirizzano in particolare al modus operandi seguito, al mancato coinvolgimento dell’Ente, alla mancanza di investimenti per l’attività di miglioramento ambientale, alla scarsa considerazione del ruolo dei cacciatori quali operatori di tutela ambientale che possono collaborare a controllare e contenere le specie che arrecano più danni in caso di incidenti stradali o danneggiamenti alle produzioni agricole o ancora problemi all’igiene pubblica (contrasto alla diffusione della rabbia silvestre). “Vi sono solo limitazioni, la tutela è puramente ideologica” conclude Quai.
In questi giorni la Provincia di Udine ha incontrato le associazioni del mondo venatorio (Paolo Viezzi e Adriano Piccoli della Federcaccia regionale e provinciale, Sandro Levan presidente Libera Caccia e pro segugio nonché Edi Garlatti direttore della riserva di caccia di Forgaria nel Friuli) manifestando condivisione e sostegno per i percorsi giudiziari avviati contro il piano.