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Confcommercio Udine chiede che gli enti locali paghino gli arretrati ai professionisti

La Regione solleciti gli enti locali a pagare gli arretrati dovuti ai professionisti ed estenda anche alle partite Iva il meccanismo dell’anticipo in banca delle fatture emesse mediante la cessione del credito, una tipologia di finanziamento attraverso cui ottenere liquidità da un istituto di credito, cedendogli “pro soluto” i crediti commerciali vantati verso altre aziende da fatture con scadenza futura. La richiesta arriva dal mondo delle professioni di Confcommercio Udine, in un momento pesantissimo per lavoratori messi in ginocchio dalle conseguenze economiche del coronavirus: solo alcuni lavorano da remoto, la maggior parte deve fare i conti con il fermo totale dell’attività.

Fabio Passon

Ci sono le professioni ordinistiche, e dunque avvocati, medici, architetti, ingegneri. Ma c’è anche lo spettro variegato di attività che operano per la quasi totalità nei servizi, come consulenti finanziari, amministratori di condominio, fotografi, designer, informatici, wedding planner, social media manager, grafici, formatori, organizzatori di eventi, personal trainer, guide turistiche, ottici-optometristi, web designer. Non meno di 30mila persone in Friuli Venezia Giulia, il 6% degli occupati complessivi, un miliardo di euro di ricchezza prodotta in regione ogni anno, secondo le stime del gruppo Professioni di Confcommercio Udine.

«Chiedere alle piccole partite iva individuali di indebitarsi ulteriormente per poter pagare le tasse entro i tempi previsti – sottolinea il referente Fabio Passon – non è accettabile a fronte della completa mancanza di tutela nei pagamenti sia da parte del privato che della pubblica amministrazione, i cui tempi superano mediamente i 120 giorni».

Il bonus governativo da 600 euro «è certamente importante – prosegue Passon –, ma serve urgentemente altra liquidità per far fronte alla diminuzioni degli incassi e per sostenere i costi fissi». Quel bonus, tra l’altro, «andrà necessariamente riconosciuto anche dopo i mesi di marzo e aprile a tutte le attività professionali che vedono ormai compromessa la stagione – prosegue Passon –, penso soprattutto a quelle del turismo, guide e accompagnatori, organizzatori di eventi e settore wellness».
Per poter salvare migliaia di posti di lavoro si rendono inoltre necessari «l’azzeramento di tutti gli adempimenti fiscali e versamenti di contributi e imposte ben oltre la durata dei provvedimenti restrittivi. Solo con la successiva dilazione almeno biennale delle somme dovute, con riferimento ai tributi e contributi oggetto di sospensione, e una consistente riduzione delle rate di acconto, innanzitutto dell’Irpef e relative addizionali, sarà possibile resistere».

(nella foto Fabio Passon)