Coopca, rinviati a giudizio gli ex amministratori
Si è tenuta quest’oggi una nuova udienza preliminare nel procedimento Coopca. Al Tribunale di Udine il GUP ha letto l’ordinanza che dispone il rinvio a giudizio per tutti i 16 ex amministratori imputati, coinvolti nel crack della cooperativa carnica. Il processo si aprirà l’11 marzo 2019. Nel corso dell’udienza preliminare, in circa tre ore di discussione, il pm Elisa Calligaris ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti mentre le difese avevano invocato il non luogo a procedere. A processo era stata ammessa anche una novantina di parti civili. All’esito il giudice ha deciso il rinvio a giudizio ritenendo “necessario il vaglio dibattimentale per accertare la sussistenza dei reati negli elementi obiettivo e soggettivo e l’attribuibilità degli stessi agli imputati”. All’esterno del tribunale ha atteso la decisione del giudice anche un piccolo gruppetto di soci del comitato di CoopCa che ha perso i propri risparmi. Avevano apposto affianco all’ingresso principale del Palazzo di Giustizia due cartelli con la scritta “Fregati dalla CoopCa” e “E non solo…”
Come spiega l’avvocato Gianberto Zilli, legale dei soci prestatori, il giudice Faleschini Barnaba ha confermato tutti i capi d’imputazione formulati a suo tempo dal pm Elisa Calligaris nei confronti degli imputati, tutti personaggi che hanno rivestito ruoli chiave nell’ex cooperativa.
Si tratta delle ipotesi di bancarotta per distrazione aggravata, di bancarotta per avere aggravato la situazione di dissesto finanziario con operazioni imprudenti, di bancarotta per avere occultato lo stato di dissesto mediante false comunicazioni sociali come la lettera del luglio 2014 con la quale si invitavano soci e azionisti a ulteriori depositi e di illecita distribuzioni di utili. Ma c’è anche l’ipotesi di esercizio abusivo dell’attività bancaria e per alcuni quella di truffa nei confronti dei soci azionisti.
“Dopo 1361 giorni dal deposito dell’ Esposto/Querela da molti tacciato di infondatezza, frutto di fantasia o peggio strada di arricchimento (per l’avvocato) – scrive in un post l’avvocato Zilli – i fatti testimoniati da decine e decine di soci sono stati ritenuti fondati e meritevoli di essere approfonditi. La giustizia non è una partita di calcio dove qualcuno vince e qualcuno perde: è una ricerca faticosa di verità per riuscire ad ottenere, per le vittime, giustizia sostanziale che, purtroppo, in questo caso è ben lungi dall’arrivare perché nulli sono stati i risarcimenti o ristori di natura economica dei patimenti e dei danni subiti da centinaia di persone. Il Giudice ha ordinato che la data del dibattimento venga notificata anche a tutte le Parti Offese (individuate dalla Procura della Repubblica) e che non si sono costituite parti civile per garantire loro la possibilità di partecipare al processo”.
Che non si preoccupino gli indagati: nessuno andrà in galera.
La legge prevede la prescrizione dei reati (se non ricordo male 10 anni dalla dichiarazione del fallimento). Tra Tribunale, Appello e decisione della Corte di Cassazione passeranno 10 anni e… mandi, mandi…
Sono le leggi, non i Giudici, che continuano a proteggere (anche) i “colletti bianchi”…