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Coordinamento Grande Idroelettrico, pronto un documento programmatico

Il coordinamento di comitati, associazioni e liberi cittadini di tutto l’arco alpino costituito sul tema del rinnovo delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico si è dotato di un DOCUMENTO PROGRAMMATICO.
Un lavoro di sintesi, frutto del confronto produttivo di tutte le varie anime del comitato, che vuole mettere in evidenza le opportunità, i rischi, gli auspici, i percorsi più utili e trasparenti legati al rinnovo delle concessioni idroelettriche in buona parte scadute o in scadenza prossima.
Un settore che rappresenta il 40% della energia rinnovabile prodotta a livello nazionale e che muove interessi notevoli. Significativi sono poi gli impatti ambientali e sociali sui territori sedi di impianto,
“Con il rinnovo delle concessioni è necessario ragionare su un uso sostenibile della risorsa acqua, la compatibilità con gli usi plurimi della risorsa idrica sia essa civile, agricola, industriale o turistica, il mantenimento della flora, della fauna e dell’ambiente fluviale – si legge in una nota –. L’apertura del mercato e la previsione dei rinnovi risale al D.Lgs. del 16 marzo 1999, n. 79, il cosiddetto ‘decreto Bersani’. Da allora poco è stato fatto di concreto, le concessioni scadute non sono state rinnovate e gli operatori continuano a turbinare in prosecuzione temporanea. Il tutto lasciando sempre meno investimenti, interventi di manutenzione ed efficientamento e riducendo la forza lavoro impiegata. Un processo che va avanti da almeno 20 anni. Con il decreto sulla regionalizzazione delle competenze sul tema, la legge 11 febbraio 2019 n. 12, si è riaperto il dibattito e la possibilità di riassegnare le concessioni nei prossimi anni”.

Il comitato grande idroelettico dell’arco alpino si dice interessato a dare il proprio contributo, a vigilare sullo sviluppo delle varie leggi, esprimendo le esigenze dei territori e facendo proposte concrete. “E’ possibile riscrivere le condizioni per il settore idroelettrico e garantire un nuovo patto territoriale con le comunità di montagna,  in particolare sulle quali insistono gli impianti – prosegue la nota –. Il documento affronta per capitoli le questioni piu’ significative: il rispetto e la tutela dell’ambiente, le regole per i concessionari ed  il rispetto delle normative comunitarie e nazionali, la sicurezza degli impianti e dei territori, la questione del lavoro qualificato e impatto sociale, le compensazioni territoriali, il ruolo dei controllori e la trasparenza delle gestioni. Particolare attenzione è stata rivolata al tema ambientale, alla sicurezza di impianti che hanno piu’ di 70 anni e all’impatto sul lavoro. Un lavoro sintetico ma significativo, che parte dai cittadini attivi e vuole essere di sprone a legislatori, amministratori e politici”.

“La speranza – conclude il Comitato – è che ci sia veramente la volontà a tutti i livelli di lavorare in modo trasparente e coordinato per andare al rinnovo delle concessioni in tempi ragionevoli e nell’interesse della cittadinanza e dei territori che subiscono gli impatti dello sfruttamento. Il tempo delle promesse è passato, abbiamo bisogno di risultati concreti”.