Coronavirus, in Friuli bivacchi aperti solo per le emergenze
All’insegna della responsabilità e della prudenza è il graduale ritorno alla montagna raccomandato dal Cai. “La nuova ordinanza regionale consente di raggiungere gli ambiti montani per svolgere attività motoria – spiega Silverio Giurgevich, presidente del Cai Friuli Venezia Giulia – ma non si pensi a un via libera generalizzato, si tratta di un primo, incoraggiante, passo verso un ritorno alla normalità, che dovremo però tutti conquistare con i comportamenti che adotteremo e che andranno ad affiancarsi alle buone pratiche che accompagnano sempre una frequentazione attenta e consapevole dell’ambiente alpino”.
Il Cai Fvg invita quindi a rispettare scrupolosamente sia negli spostamenti che durante l’attività le regole in vigore in merito a distanziamento e uso di dispositivi di protezione naso e bocca, e sottolinea l’importanza di un approccio improntato alla sicurezza, facendo attenzione alla propria condizione fisica, agli itinerari che si scelgono, alle condizioni meteorologiche.
Sul tema della sicurezza interviene anche la commissione Giulio Carnica sentieri e rifugi che avverte che i bivacchi non sono agibili e resteranno aperti solo per rispondere alle più strette emergenze, dal momento che si tratta di ricoveri non presidiati con spazi esigui che non possono essere sanificati dopo ogni utilizzo e che dunque non garantiscono i requisiti, anche minimi, richiesti per evitare il contagio. “Nelle prossime settimane i nostri volontari provvederanno ad affiggere dei cartelli informativi del Cai su ciascuna delle 40 strutture presenti in regione, tra bivacchi, capanne e casere, e all’inizio dei sentieri che portano alle stesse – precisa Piergiorgio Tami, presidente della commissione – è vietato l’uso dei bivacchi per escursioni programmate e raccomandiamo vivamente di utilizzarli solo in caso di reale emergenza”.
(nella foto il Bivacco Lomasti di Moggio)