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Coronavirus, la Cisl Fvg allarmata per l’occupazione femminile

Occupazione dimezzata in Friuli Venezia Giulia: il Covid-2020 si sta abbattendo pesantemente sul lavoro e a pagare il prezzo più alto saranno con tutta probabilità le donne. L’allarme arriva dalla Cisl Fvg, preoccupata per i contraccolpi che potrebbe subire l’occupazione femminile, già messa alla prova, anche in regione, da quella quota di part time, spesso involontario, imposto alle donne soprattutto immediatamente prima e dopo la maternità. 

“Quello che appare subito chiaro – commenta per il Sindacato la segretaria Claudia Sacilotto – è che le misure al vaglio del Governo dovranno essere potenziate anche a livello regionale, perché i bonus baby sitter o la previsione di ulteriori giorni di congedo, da soli non basteranno a salvaguardare il lavoro delle donne. E non può essere sufficiente nemmeno la sola proroga dei congedi parentali perché questo impatterebbe in maniera drammatica sulle tasche dei lavoratori.  Se l’emergenza e le misure di contenimento del contagio si protrarranno, come ormai è evidente, ancora a lungo, senza scuola, senza nonni, senza centri estivi, senza quei servizi indispensabili alle famiglie per la gestione dei figli e del lavoro,  servirà un piano famiglia anche per il Friuli Venezia Giulia, altrimenti si rischierà di perdere irreparabilmente una buona fetta di occupazione femminile, con le donne che si troveranno costretta a scegliere, ancora una volta, tra lavoro e famiglia”. 

Una preoccupazione – quella della Cisl – fondata su un dato oggettivo: con le scuole e i centri diurni ed assistenziali chiusi fino a data da destinarsi, chi si occuperà dei figli a casa, oltre che degli anziani? Se lo strumento dello smart working – prosegue la nota del Sindacato – è senz’altro da incoraggiare in questa fase, almeno nei settori dove è possibile farlo, come fare perché non si traduca per le donne, come già sta accadendo, in extreme working?

Con l’occupazione femminile del Friuli Venezia Giulia già in contrazione (-1,9%) e con l’aumento delle donne inattive (+2,3%), c’è da tenere la guardia alzata e intervenire da subito, sapendo anche che i settori più colpiti dalla crisi generata dal Covid sono, e continueranno ad essere, quelli a più alto impiego di donne, come turismo e commercio. 

“Qui si tratta – incalza Sacilotto – di stabilire attraverso la contrattazione di misure concrete e durature che valore sociale rappresenta la genitorialità nel nostro Paese e nella nostra regione. Interventi spot sono del tutto inutili”. 

Per questo – la Cisl lancia il suo appello a istituzioni e parti datoriali – occorre avviare da adesso con l’assessore Rosolen un tavolo specifico per negoziare, assieme alle imprese, nuove modalità e una nuova organizzazione del lavoro (imposti dall’emergenza), anche attraverso accordi territoriali o gli strumenti del welfare aziendale, senza fare distinzioni di sesso: non si tratta di favorire le donne, ma di non penalizzarle. Ben venga, dunque, dove sarà possibile, applicare lo smart working, purché questo non si traduca per le donne in un doppio fardello, e a forme concertate, e magari inedite, di lavoro basate su quella flessibilità oggi più che mai necessaria a consentire la conciliazione con i bisogni familiari.