Coronavirus, le Regioni governate dal centrodestra chiedono di passare dai divieti alle regole
A seguito del confronto con il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha sottoscritto assieme a numerosi altri presidenti di Regione un documento in cui viene definito “essenziale” riconsegnare alle amministrazioni regionali le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale.
Nel documento le Regioni di centro destra – rende noto Fedriga – avanzano la loro proposta al governo in un’ottica di leale collaborazione. Il Fvg, assieme a Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Provincia di Trento, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia, fa presente che se “la Fase 1 dell’emergenza Covid ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo”, questo accentramento “è stato responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo”.
Le Regioni rilevano però che ora il protrarsi di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare a criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale.
Ciò che chiede il Friuli Venezia Giulia, assieme alle altre Regioni, è di giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione.
Le amministrazioni regionali hanno ribadito che ogni territorio ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico: essendoci, dunque, situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale è necessario – rilevano nella lettera i governatori – che si possano dare regolamentazioni differenziate, mettendo a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e governi regionali.
Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid – chiedono le Regioni – dovrebbe portare il livello di governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari, sottoposti al controllo parlamentare: tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà. Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei territori.
Nel documento che verrà consegnato al Governo si fa poi riferimento in particolare al mondo produttivo. Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e ritengono sia assolutamente necessario che l’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020 venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva.
In sintesi, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire l’attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal decreto del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.