Crisi, impatto enorme sull’economia del Fvg. Cassa integrazione fondamentale
“Di fronte a una crisi senza precedenti sia nelle proporzioni che nelle cause, è opportuno procedere con misure straordinarie di sostegno all’economia e al lavoro. Proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti, quindi, devono continuare a procedere di pari passo”. È con queste parole che il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Villiam Pezzetta esprime il suo giudizio positivo sull’impostazione del decreto Agosto, che porterà ulteriori 18 settimane di Cig con causale Covid-19 ed estenderà al 16 novembre il regime di blocco dei licenziamenti. “I dati – spiega ancora Pezzetta – confermano non solo i volumi enormi di ricorso agli ammortizzatori, ma anche che questi sono l’unico strumento per evitare una drammatica impennata della disoccupazione”.
Tra gennaio e giugno, in regione, sono state autorizzate 54 milioni di ore tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga e fondi di integrazione salariale (Fis), ben 30 volte in più rispetto ai valori (1,5 milioni) del primo semestre 2019 e un volume assoluto che è già doppio rispetto al precedente picco annuale dell’anno 2014, chiuso con 29 milioni di ore autorizzate tra gennaio e dicembre. Molto elevato, in base ai primi riscontri dell’Inps, anche il tiraggio, cioè l’effettivo utilizzo della cassa. Considerato che ad aprile, a livello nazionale, risultava già utilizzato il 34% delle ore autorizzate nell’anno ed entro lo stesso mese, la Cgil stima un ricorso effettivo, in regime di lockdown, pari ad almeno 7 milioni di ore mensili. «Che equivale – spiega Pezzetta – a quasi 50mila unità di lavoro ferme a zero ore». Significativo anche il dato della cassa erogata dall’Ebiart nell’artigianato, che nel 2020 interessa una platea di 31mila lavoratori e 9.600 aziende.
In assenza di cassa con causale Covid, l’impatto in termini di licenziamenti sarebbe stato sensibilmente superiore rispetto a quello che si può desumere da indicatori come la Naspi, l’indennità di disoccupazione: tra gennaio e maggio le domande sono state 14.328, con una crescita del 16% rispetto alle 12.357 di gennaio-maggio 2019. La Cgil ha analizzato anche le denunce di infortunio nell’industria e nei servizi: dopo un andamento in lieve rialzo (+4%) nei primi tre mesi dell’anno, con il lockdowni casi sono diminuiti del 40% ad aprile, del 32% a maggio e del 20% a giugno. Un calo che è un evidente indice del calo delle ore lavorate.
Se la tendenza è quella a un graduale ritorno vero i regimi pre-crisi, la situazione generale vede ancora un forte ricorso agli ammortizzatori, «addirittura massiccio – sottolinea Pezzetta – nel settore turistico-ricettivo, negli appalti di servizi come quelli legati alla scuola e alla ristorazione, in alcuni comparti del commercio, che pagano un dazio tuttora pesantissimo agli strascichi dell’epidemia, aggravati dalla ripresa dei contagi di queste ultime settimane». Solo per una ristretta minoranza di aziende, pertanto, si pone il problema opposto, quello di una rinuncia alle ferie per far fronte alla ripresa degli ordini: «Non abbiamo espresso no pregiudiziali a questa scelta – spiega ancora Pezzetta – che però deve passare attraverso accordi con le Rsu aziendali e i sindacati territoriali. Al momento si tratta però di casi residuali, in un quadro generale in cui gli ammortizzatori restano fondamentali per la tenuta occupazionale». In un trend di «lieve recupero», l’auspicio del segretario regionale della Cgil è che «l’adozione di giuste misure di prevenzione e contrasto all’epidemia, assieme a un’indispensabile ripartenza in sicurezza della scuola, possa favorire una positiva evoluzione sia dello scenario sanitario che di quello economico».
Pezzetta, infine, non manca di dedicare una battuta in merito ai possibili casi di ricorso ingiustificato alla cassa integrazione per Covid. «Solo un’adeguata attività di controllo nelle aziende – dichiara – può permettere di rilevare eventuali abusi, che sono oggettivamente difficili da rilevare a monte sulla base della domanda, soprattutto in un contesto di crisi o sofferenza diffusa come quello che stiamo vivendo. Gli indicatori che abbiamo davanti, e il forte radicamento del sindacato nel manifatturiero regionale, che porta a domande di cassa integrazione frutto di accordi tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, ci dicono che in questa fase le richieste di cassa integrazione corrispondono, nella stragrande maggioranza dei casi, a una reale e comprovata esigenza delle aziende e dei lavoratori. Se da un lato è giusto mantenere alta l’attenzione contro eventuali abusi e garantire un’indispensabile azione di vigilanza degli organi preposti, credo che in questa fase di forte tensione anche per i lavoratori, che in regime di cassa integrazione subiscono comunque una sensibile riduzione del reddito, la priorità sia quella di garantire pagamenti più rapidi per tutti coloro che non possono contare sull’anticipo dell’indennità da parte dell’azienda».