Da San Daniele la petizione per le famiglie con figli disabili
“Gentile Signor Presidente della Repubblica, le scrivo da cittadino, padre di una bambina con un handicap in stato di gravità, profondamente indignato e vittima di un Paese incapace di tutelare le famiglie in difficoltà”. Si apre così la lettera che Daniele Picco, sandanielese di 47 anni, papà divorziato di due bambini tra cui la maggiore disabile, ha inviato diversi mesi fa al capo dello Stato ma anche al Presidente del Consiglio, della Regione e ai responsabili dei ministeri del Lavoro e delle pari opportunità, nonché al dipartimento delle Politiche per la famiglia.
Una lettera aperta per chiedere “una revisione dell’attuale impianto normativo (la legge 104/92) che regola le tutele in ambito lavorativo delle persone con disabilità o dei loro tutori, qualora non siano autosufficienti”.
Picco, un passato da Pilota militare per l’Aeronautica Militare, dal 2008 è pilota di una piccola compagnia aerea con base nel Nord Italia, che dopo la vendita a una major straniera, ha fatto ricorso alla CIGS [Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria] e nel 2016 sarà destinato alla mobilità. Sua figlia Asya, la maggiore, è affetta da una rara forma di delezione cromosomica e vive su una carrozzina dalla nascita.
Da alcune settimane ha lanciato una petizione online (già più di mille le firme) dopo che le risposte ricevute dalla Presidenza della Repubblica non hanno portato a nulla di concreto. L’obiettivo è quello di chiedere al Parlamento italiano “di cambiare la legge sull’handicap (l.104) affinché essa venga modificata all’articolo 33 (agevolazioni), includendo la priorità al mantenimento del posto di lavoro di chi abbia in carico un congiunto di primo grado con un handicap in stato di gravità, rispetto agli altri criteri di selezione definiti negli accordi tra parti sociali ed azienda”.
Qui il link per firmare la petizione
La determinazione di Picco è fortissima ed ha già annunciato di voler portare la problematica all’attenzione della Corte di Giustizia Europea, “affinché una chiara situazione di inciviltà nazionale possa essere un valido spunto a correggere eventuali situazioni similmente incivili in tutti i Paesi dell’Unione e questo perché sono convinto che gli “anni oscuri” in cui, di fronte all’handicap era più facile girarsi dall’altra parte, debbano trovare finalmente luce”.