Dai nuovi scavi archeologici a Zuglio riemergono antichi reperti
Si è concluso nei giorni scorsi l’intervento diretto e finanziato dalla Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia in “località Ruvine”, a Zuglio. Gli scavi archeologici, di carattere preventivo, sono stati effettuati dalla ditta specializzata Arc-Team di Trento, sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Roberto Micheli, in terreni di proprietà privata, per verificare la presenza di resti antichi in un’area prossima all’ormai noto sito di Cjanas dove era localizzato il primo nucleo abitativo di Zuglio di età protostorica. Concentrati in cinque aree, dove sono state realizzate delle trincee di verifica, gli scavi hanno consentito di portare in luce resti archeologici pertinenti a fasi diverse di frequentazione nell’antichità della “località Ruvine”.
L’intervento, avviato dalla Soprintendenza con il proposito di controllare l’area, visto l’alto rischio archeologico esistente per la zona interessata dai lavori di disboscamento per l’impianto di una vigna, pur essendo di carattere limitato, è risultato, dunque, molto interessante per la comprensione della storia e dello sviluppo dell’antico abitato di Zuglio tra l’età protostorica e tardo romana.
Le indagini archeologiche hanno, infatti, consentito di accertare che il villaggio protostorico di Cjanas si estendeva solo marginalmente fino a Ruvine e che il dosso panoramico fu utilizzato in età preromana come luogo di avvistamento e controllo della valle del But e del sottostante rio Bueda.
Successivamente in età romana, tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., nell’area di mezzacosta, sul pendio che domina l’antica Iulium Carnicum, sorsero edifici di cui si conosce purtroppo ancora poco. Si trattava comunque di costruzioni di un certo rilievo come indica la presenza di vasellame fine da mensa e di intonaco affrescato rinvenuto dagli archeologi. Simili materiali, che si ritrovano comunemente nelle abitazioni dell’antica Iulium Carnicum, sinora non erano stati ancora attestati nell’area esterna al centro abitato.
Gli scavi hanno infine confermato il tracciato della strada lastricata antica, di collegamento al colle e alla pieve di San Pietro, che presenta almeno due fasi costruttive separate tra loro da un periodo di abbandono. La strada, realizzata verosimilmente in età tardo romana, passava, infatti, proprio in “località Ruvine” e fu utilizzata con ripristini e rifacimenti fino ai primi anni del Novecento, quando al suo posto fu costruita la strada asfaltata attuale.
Partendo dai resti più recenti, è stata, inoltre, riportata alla luce una edicola votiva posta ai lati della strada e probabilmente ancora ben visibile nei primi anni del Novecento.
In una delle trincee, la terza, è stato individuato un breve tratto di un canale riempito esclusivamente con resti di età romana tra cui vi sono abbondanti frustoli di carbone, frammenti di anfore e di ceramica fine da mensa a vernice nera, lacerti di intonaco dipinto in bianco, rosso e blu e resti di pavimentazione. Questi scarichi di materiale archeologico provano la presenza di edifici intonacati di età romana nelle vicinanze. Nella stessa trincea, poco più a monte del canale, è stata individuata, ma non scavata, una muratura intonacata di un ambiente i cui resti sepolti si estendono verso monte.
Nel quinto saggio, in corrispondenza del dosso panoramico sulla valle sottostante e strategico per il controllo dell’attuale centro abitato di Zuglio, è stato scavato il residuo di uno strato conservatosi tra le rocce affioranti contenente ceramiche di età protostorica.
L’intervento archeologico, che per il momento si ritiene concluso, è stato necessario soprattutto al fine di esprimere una corretta valutazione dal punto di vista dell’impatto nel sottosuolo del progetto di trasformazione della zona. La Soprintendenza ha segnalato il rischio archeologico ben prima che partissero i lavori: è noto, infatti, che tutto il comprensorio del Comune di Zuglio è sensibile dal punto di vista archeologico per la presenza di resti sepolti di varia epoca.
Zuglio e le sue frazioni nascondono ancora numerosi resti sepolti che aspettano di essere svelati con nuove ricerche, protetti dalla distruzione e fatti conoscere a tutti. Molto lavoro rimane ancora da fare e solo una stretta e sincera collaborazione tra istituzioni potrà realizzare questi propositi per sviluppare meglio le attività di ricerca e protezione del patrimonio archeologico, comunicandone i risultati alla popolazione locale, ai visitatori curiosi e a tutti coloro che sono sensibili del proprio passato.