Dal Lago di Cavazzo un no al “saccheggio” dei torrenti montani a scopo idroelettrico
Basta speculazione sull’acqua. È stato un coro di no al “saccheggio” dei torrenti montani a scopo idroelettrico, sovvenzionato da incentivi statali, quello ascoltato ieri sulle rive del lago di Cavazzo dove si è svolta la manifestazione organizzata dal Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia per sensibilizzare le comunità locali sul tema e sollecitare un intervento forte della Regione per bloccare la costruzione di altre microcentraline nelle aree di montagna, che, conti economici alla mano, sembrano più un affare speculativo e danneggiano irrimediabilmente il territorio.
All’iniziativa – aperta da una camminata dalla riva est a quella ovest del lago – hanno partecipato numerosi cittadini, amministratori locali e rappresentanti di una ventina di associazioni ambientaliste e comitati territoriali impegnati nella difesa dei corsi d’acqua regionali.
“Partire con una mobilitazione sul tema dell’acqua e dell’energia come beni comuni dal lago di Cavazzo, significa partire da un luogo simbolo. Qui – spiegano i consiglieri regionali Giampaolo Bidoli e Massimo Moretuzzo – è rappresentata la nostra regione, le sue potenzialità, la sua vocazione turistica e naturalistica, oggi fortemente a rischio. A livello nazionale si sta discutendo del nuovo decreto ministeriale sulle energie rinnovabili che prevede la possibilità di togliere gli incentivi ai microimpianti su corsi d’acqua naturali, a quelli cioè che producono così poca energia da non essere sostenibili se non attraverso gli incentivi che vengono pagati dalle bollette, dalle tasse dei cittadini.
“Con questa manifestazione – e da qui partiamo con una rivendicazione forte – chiediamo che la nostra Regione avvii immediatamente una riflessione ampia sul tema e, nel frattempo, sospenda i numerosi procedimenti autorizzativi per la realizzazione di nuove centraline, in attesa che il quadro nazionale si definisca, e che venga costituita – a breve depositeremo il progetto di legge regionale – una Società pubblica regionale per la produzione, il trasporto e la distribuzione autonoma dell’energia elettrica, che permetta di far sì che i benefici che arrivano dalla produzione di energia idroelettrica rimangono nelle tasche dei nostri cittadini, a vantaggio delle comunità locali. Non è più accettabile che i profitti derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali finiscano per arricchire società extraregionali”.
Unanime, nei numerosi interventi, la difesa del bene acqua – un diritto, non una merce, è stato ricordato – e la necessità di una gestione sostenibile di acqua ed energia, fondamentale per il futuro del Friuli-Venezia Giulia. Stop agli incentivi è la richiesta di Lucia Ruffato di Free Rivers Italia: “Gli impianti da realizzare sui corsi d’acqua naturali non vanno incentivati”. Appoggia pienamente la richiesta di una moratoria sulla realizzazione di nuove centraline idroelettriche Claudio Polano, del Comitato “Forra del torrente Leale”, unica strada possibile davanti al “dissennato sfruttamento del territorio e delle sue ricchezze naturali”. La battaglia contro le microcentraline idroelettriche è “una battaglia di principio che riguarda tutto il ciclo dell’acqua” per Sandro Cargnelutti, presidente regionale di Legambiente Friuli-Venezia Giulia.
Sulla gestione centralizzata e lontana dalla gente del servizio idrico, che penalizza particolarmente i cittadini di montagna, è intervenuto Luca Boschetti, neoconsigliere regionale della Lega e già sindaco di Cercivento, unico Comune in regione a gestire in proprio l’acqua.
Franceschino Barazzutti, per i comitati della Val del lago, ha sollecitato un intervento forte di amministratori e società civile a tutela dell’acqua, bene pubblico, che va sottratto al controllo di società esterne alla Regione Friuli-Venezia Giulia. “Si eserciti la specialità sull’esempio del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta”, ha detto, per arrivare a una gestione autonoma di risorse e beni comuni, come acqua, energia e paesaggio, che appartengono a tutti, e, come tali, devono essere gestiti a beneficio delle comunità e dei territori nelle quali quelle risorse si trovano.
E no ai profughi zona lago cavazo….