Domiciliari a Mazzega, per la famiglia Orlando «un pugno nello stomaco»
La famiglia Orlando ha preso la decisione del tribunale del riesame di Trieste che ha concesso i domiciliari a Francesco Mazzega come “un pugno nello stomaco”. In una nota trasmessa dal legale dei genitori di Nadia Orlando, la ragazza di Vidulis uccisa dal fidanzato, si legge: “Mai si sarebbe aspettata, infatti, che a distanza di neanche un mese dalla barbara uccisione della loro figlia i giudici potessero concedere all’assasino un simile beneficio. Lo stato d’animo che li pervade in queste ore è quello di rabbia e sgomento. Ma non di rassegnazione”.
I genitori e il fratello di Nadia “continuano ad avere fiducia nella giustizia nonostante questa inspiegabile decisione. Ciò nella speranza e nella convinzione che al termine dell’iter giudiziario ci possa essere una giusta pena nei confronti di un soggetto che con un gesto orrendo e vigliacco ha ucciso Nadia e, di conseguenza, una famiglia e un’intera comunità”.
La Procura di Udine intanto valuta un eventuale ricorso in Cassazione. “Il provvedimento non ci lascia soddisfatti – ha commentato all’esito della decisione il procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo, rammentando che il pm titolare del fascicolo Letizia Puppa ha preso parte all’udienza per chiedere la conferma del provvedimento del gip di custodia cautelare in carcere – Ci prendiamo il tempo necessario per riflettere. Valuteremo nei 10 giorni prescritti dalla legge l’esperibilità del ricorso per Cassazione, tenendo ben conto purtroppo che le maglie sono molto strette” ha precisato. “Il ricorso è possibile solo per motivi di legittimità mentre le motivazioni del provvedimento sono ancorate a motivi di merito, alla sufficiente salvaguardia delle esigenze cautelari con i domiciliari con braccialetto elettronico”. Se da un lato non si dice soddisfatto del provvedimento, il Procuratore è allo stesso tempo ben consapevole che “i giudici hanno applicato la legge”. In altre parole che il “provvedimento è in linea con lo stato della legislazione” vigente. “L’ordinanza del Tribunale del Riesame – ha spiegato – mette in evidenza che il fatto è gravissimo e ravvisa il pericolo che possa ripetere fatti del genere. I giudici però scrivono anche che il rischio è sufficientemente salvaguardato dagli arresti domiciliari integrati dal braccialetto elettronico. A differenza di altri ordinamenti europei la nostra legge non prevede che si debba tenere conto della gravità del reato nell’applicazione delle misure. Vanno raffrontate esclusivamente alle esigenze cautelari: pericolo di inquinamento delle prove, fuga e recidiva. Può anche non piacere ma da uomo delle istituzioni finché c’è questa legge dobbiamo osservarla”.