«Una soluzione definitiva per il collegamento transfrontaliero con l’Austria attraverso il Passo di Monte Croce Carnico non è più rinviabile. Per questa ragione il Gruppo del Patto per l’Autonomia-Civica FVG in Consiglio regionale ha presentato un emendamento alla manovra di bilancio per lo stanziamento di 50 milioni di euro per finanziare gli interventi necessari per le opere alternative alla viabilità esistente, anche mediante stipula di apposita convenzione con Anas. Emendamento puntualmente bocciato dalla Giunta regionale, che evidentemente non ritiene il tema prioritario», commenta con amarezza Mirco Dorigo, componente del Patto per l’Autonomia – Alto Friuli.
«È passato più di un anno dalla chiusura del Passo di Monte Croce e la condizione delle comunità e delle imprese che vivono nella Valle del But è sempre più difficile – prosegue Dorigo -. La riapertura definitiva del collegamento transfrontaliero con l’Austria è vitale per la Carnia e per tanta parte del Friuli, e non è più rinviabile l’individuazione del collegamento alternativo all’attuale. Ben inteso, quelle a singhiozzo previste per gennaio, sono di certo un passo in avanti, ma nello stesso tempo è difficile considerarle più di un palliativo: dopo i proclami, i “certamente a dicembre”, dobbiamo ringraziare per i fine settimana coi semafori a mezzore? La Giunta Fedriga deve dare subito una risposta.
«Lo stanziamento di 50 milioni, richiesto dal Patto, sarebbe stato un passo importante nella direzione di fornire la soluzione a una questione cruciale – prosegue Dorigo -. Ed in ogni caso, sarebbe stato un impegno doveroso, dinnanzi ad una manovra da 6.24 miliardi di euro, che contempla certamente anche spese meno prioritarie. Proprio per questo dobbiamo smarchiarci dall’idea del buon politico di governo non da ringraziare perché segue il ripristino di un valico internazionale: è il suo mestiere ed è un atto dovuto. Non lo fa per farci un favore. Anzi, alla luce dei fatti, per l’esecutivo regionale le cittadine ed i cittadini della regione, in particolare quelli delle aree montane, possono aspettare. Il resto sono interpretazioni e slogan», conclude l’esponente del Patto.