EconomiaFVGPrimo piano

Estetiste, parrucchieri e barbieri FVG chiedono la riapertura anche in zona rossa

“Abbiamo fatto tutto ciò che ci hanno detto di fare: acquistato dispositivi, igienizzato le attrezzature, areato le cabine ad ogni cliente, sanificato, sterilizzato, eliminato la vaporizzazione e chiusi il bagno turco, attuato scrupolosamente tutte le normative. E ora, dopo un anno, ci fanno chiudere?”.

Questo l’amaro sfogo della categoria degli estetisti e dei parrucchieri della CNA Fvg, che esprime il malcontento tramite la referente Cristina Trevisan, titolare di un centro estetico a San Giovanni di Polcenigo. “Come categoria, operando a stretto contatto con le persone, seguiamo già un protocollo; si è comunque intensificato l’impegno, inserendo anche le separazioni in pexiglass. La maggior parte lavora con coscienza, non vi sono dati sui centri estetici o saloni quali eventuali fonti di contagio. Chiudendo le nostre attività, di fatto si consente un aumento dell’abusivismo”.

A nome della categoria, Trevisan denuncia la scarsa volontà da parte del governo di attuare misure alternative, o di con considerare affatto quelle che estetiste, parrucchieri e barbieri già stanno attuando. “Le perdite sono ingenti. Dei ristori si sa poco e nulla. Noi vogliamo solo lavorare, in sicurezza come si è fatto finora. Usiamo visiere, doppie mascherine, guanti. Le scarpe vengono lasciate all’ingresso, dove misuriamo la temperatura e facciamo firmare l’autocertificazione. La responsabilità è molto forte sia nel cliente che nell’operatore. Non vi sono ambienti promiscui, il rapporto è one to one; ci prendiamo sempre il tempo, tra un appuntamento e l’altro, per sanificare le stanze, il che significa sterilizzare con prodotti specifici, aspirare, lavare, disinfettare tutte le zone. Ciò comporta la perdita di almeno due clienti al giorno, ma non importa, ci basta lavorare”, specifica la referente CNA Benessere e Sanità del Fvg.  La CNA si sta muovendo anche a livello nazionale. “Lamentarsi non basta, ci stiamo attivando per unire la nostra categoria”.

“La disattenzione del Governo verso le attività di acconciatura ed estetica è intollerabile – commenta il presidente della CNA Fvg Nello Coppeto -. Sono incomprensibili le disposizioni contenute nel Dpcm del 2 marzo, che hanno revocato l’autorizzazione all’apertura dei saloni di acconciatura, concessa dagli ultimi decreti”. Secondo Coppeto, imporre la chiusura delle attività rappresenta una condanna a morte per l’intero settore. “Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto. Chiediamo al Governo segnali immediati di attenzione, modificando le modalità per ottenere i contributi a fondo perduto e permettendo ad acconciatori ed estetiste di riprendere la propria attività anche in zona rossa”.

IL SETTORE

Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza. Rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano rappresentato fonte di contagio. Tali imprese garantiscono, infatti, la massima sicurezza anche per le modalità di svolgimento dell’attività. Lavorando su appuntamento, non generano assembramenti. La chiusura delle attività legali, inoltre, sta provocando il dilagare dell’abusivismo. Con la rischiosa conseguenza che, proprio a causa degli abusivi che operano indisturbati, senza rispettare alcun tipo di protocollo o misura di sicurezza, il virus possa diffondersi largamente e con rapidità. Nel frattempo le imprese regolari stanno facendo i conti con una drammatica situazione finanziaria. Da un recente studio sui fatturati delle imprese, condotto dal Centro studi CNA, emerge che nel 2020 il 94% delle imprese di acconciatura ed estetica ha registrato una perdita media di fatturato pari al 25% rispetto al 2019. Di queste imprese solo una su cinque potrebbe ricevere i nuovi contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegni se fosse mantenuta l’attuale soglia del 33% di perdita del fatturato. In tal caso, per le imprese di acconciatura ed estetica si profilerebbe, oltre al danno, anche la beffa di non vedersi riconosciuto il risarcimento.