Friulani nel Mondo, antenne e vanto della Regione intera
“Siete le nostre antenne sul territorio, le persone che per prime si attivano per noi se succede qualcosa di drammatico, come nel caso del terremoto di quarant’anni fa, e a questo contatto continuo e costante teniamo ancora di più oggi che affrontiamo le sfide della nuova emigrazione, costituita per lo più da nostri giovani che cercano di sviluppare le loro professioni all’estero e che trovano spesso come primo contatto e aiuto proprio quello dei Fogolârs anche in posti, paesi e metropoli difficili dove una mano tesa al primo arrivo può fare la differenza”.
Lo ha ribadito la presidente della Regione, Debora Serracchiani, intervenendo alla 13. convention annuale dei Friulani nel mondo, intitolata quest’anno, nel quarantesimo delle celebrazioni per il terremoto del 1976, “Quando la terra chiama: il Friûl nol dismentee” e riunita a San Daniele dove per la tre giorni organizzata dall’Ente friuli nel mondo sono attesi oltre mille persone, con Fogolârs presenti in 30 Paesi del globo.
“Quando mi capita di viaggiare in Italia o nel mondo trovo sempre un friulano che si avvicina a me e mi racconta dov’è il suo paese d’origine e di come si sente fortemente legato alla nostra regione: alla fine mi saluta sempre con un mandi, perché è la nostra lingua comune, ovunque andiamo e dovunque ci troviamo”, ha commentato Serracchiani.
La presidente ha ribadito che le linee di indirizzo che l’amministrazione regionale ha previsto per i corregionali vanno nella direzione del “rafforzamento dei rapporti con tutte le sei associazioni che rappresentano tutte persone originarie del Friuli Venezia Giulia”, ma anche del legame diretto con le terze e quarte generazioni, “spesso giovani professionisti con cui siamo riusciti a creare legami e relazioni importanti”.
A tal proposito Serracchiani ha ricordato come la Regione ha sostenuto il programma “Origini” sin dalla sua prima edizione con l’obiettivo di favorire nuovi rapporti economici con i discendenti dei suoi emigranti, contribuendo in modo determinante allo sviluppo del corso – oggi diventato Origini Italia – e realizzato dalla MIB School of Management di Trieste, in collaborazione con l’ICE: l’anno scorso sono stati 21 i partecipanti, quasi tutti circa trentenni, arrivati da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Messico, Paraguay, Sud Africa.
“Il nostro con i corregionali è un legame forte e che si rinsalda ancora di più quest’anno che ricordiamo i 40 anni del terremoto: anche questa convention tocca nel vivo le celebrazioni presentando a tutti il bel documentario che racconta quei momenti e ci dà la possibilità di riflettere sul presente e sulla necessità di recuperare quei valori per superare anche la crisi economica”, ha osservato Serracchiani.
Assistendo in una sala gremita di corregionali alla proiezione di “Quando la terra chiama” di Massimo Garlatti Costa, Serracchiani ha definito come profondamente commoventi le immagini e le testimonianze raccolte nel video che racconta il terremoto del ’76 con la voce dei friulani che lo vissero dalle loro terre di emigrazione con materiali e pellicole finora inedite tratte dagli archivi dell’Ente Friuli nel mondo.
“Quest’anno la Regione ha voluto dare grande importanza alla ricorrenza del quarantesimo, non solo per ricordare ma anche per ritrovare quei valori: dignità, orgoglio, voglia di fare, solidarietà. Adesso è tanto più importante, perché stiamo vivendo veramente momenti difficili e complicati e dovremmo quindi ritrovare lo spirito con cui quegli emigranti anni fa non solo hanno saputo integrarsi, ma anche rendersi importanti per le comunità che li hanno accolti, costruendo tante storie di successo a cui da questa regione guardiamo ancora oggi con orgoglio”, ha rimarcato Serracchiani.
A introdurre i saluti istituzionali – quello del sindaco di San Daniele Paolo Menis e del vicesindaco di Ragogna, dove domani si svolgerà la seconda giornata dell’incontro annuale, Adriano Pidutti – è stato il discorso del neopresidente dell’Ente, Adriano Luci, che a ricordato a margine dei lavori come negli ultimi anni siano state una ventina le nuove costituzioni di Fogolârs, a testimonianza della vitalità e della necessità di incontro e scambio diretto che i corregionali stanno dimostrando anche in un mondo ormai “strutturalmente globale”.
Luci dopo aver chiamato sul palco accanto alla presidente anche Mario Collavino, il costruttore originario proprio di Muris di Ragogna a cui si deve la ricostruzione del grande grattacielo che ha visto la rinascita di Ground Zero a New York, ha dato avvio ufficiale alla tavola rotonda coordinata da Cristiano Degano con interventi, tra gli altri, di Duilio Corgnali, coordinatore della commissione diocesana per il 40mo del terremoto, Roberto Dominici, già assessore alla ricostruzione e Fabio Di Bernardo, presidente dell’associazione dei Comuni terremotati.
A seguire un confronto con i protagonisti dei Fogolârs, che presentano un variegato panorama di sfumature: dagli storici e di lunga tradizione del Canada, dell’Argentina e, per restare in Italia, di Milano – che quest’anno a settembre a Udine presenterà le iniziative per il settantesimo di fondazione – fino a quelli di recente istituzione, guidati da trentenni, nelle grandi metropoli: Roberto Barazzutti, chef ventinovenne, guida, ad esempio, da due anni il Fogolâr di Shangai, che dalla sua costituzione nel 2009 oggi conta 80 componenti. “Questa convention – ha dichiarato a margine – rappresenta per tutti noi una eccezionale occasione di confronto per sviluppare nuove idee e contatti, oltre che un’occasione per rinsaldare le nostre radici toccando con mano il territorio da cui abbiamo origine”.