Fusione Carniacque/Cafc in bilico, manca ancora l’ok di molti soci
Assemblea che si preannuncia infuocata quella di stasera per Carniacque Spa, la riunione da quanto si è appreso è stata convocata dal presidente Fabrizio Luches per aggiornare il quadro della situazione rispetto alle delibere di avvallo dei comuni soci, propedeutiche alla fusione con il Cafc Spa.
Il termine degli atti consiliari scadeva per tutti ieri, 20 settembre, e se per quanto riguarda i comuni soci del CAFC la scadenza è stata rispettata, solo il 68% della base sociale di Carniacque vi ha adempiuto, contro la quota necessaria del 93% prevista dall’accordo vincolate tra i due gestori. Quota che, se non raggiunta, comporta il verificarsi di una condizione risolutiva dello stesso accordo vincolante, con conseguenze sul piano finanziario e occupazionale. Tra gli enti “ritardatari” ci sarebbe tra l’altro la stessa UTI della Carnia che conta una partecipazione societaria tra le più elevate.
Oltre a ciò all’ordine del giorno è prevista anche la ratifica acquisto azioni proprie da parte del CdA, relative a quelle cedute dal Cosilt, secondo quanto prevede la normativa per le società che devono sottostare al regime di in house providing. Il cronoprogramma del percorso di fusione tra i due gestori idrici della Provincia di Udine prevede poi che entro fine settembre le assemblee societarie deliberino l’approvazione definitiva della fusione e successivamente ad ottobre, entro la metà del mese, l’avvio la procedura notarile che porta all’atto di fusione, la quale diventerebbe effettiva dal 1.gennaio 2017.
L’accordo tra Carniacque e Cafc, tra i vari punti, ha sancito che sarà il Consorzio acquedotto Friuli centrale ad accollarsi in 5 anni tutto il debito pregresso di Carniacque nei confronti dei comuni, oltre poi all’assorbimento di tutto il personale ordinario della società ed il mantenimento della sede operativa di Tolmezzo.
LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DELL’UTI CARNIA BROLLO
“La legge (art 38bis comma 3 della legge 26 sulle Uti) prevede che la Uti subentra nelle società partecipate dalla Comunità Montana, che aveva già deliberato la fusione – fa sapere il presidente Francesco Brollo – Per cui non serve approvazione dell’Uti che subentra quindi nei rapporti della comunità montana”.