A “Gemona, formaggio e dintorni” in primo piano i prodotti trasformati
“Valorizzare e incrementare la percentuale di prodotti trasformati perché in questo modo possiamo aumentare la redditività e dare valore aggiunto alle nostre imprese”.
Lo ha affermato l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali Cristiano Shaurli in occasione del convegno “La produzione di formaggio latteria a latte crudo: risultati del monitoraggio nei caseifici del Friuli Venezia Giulia”, organizzato nell’ambito della manifestazione “Gemona … formaggio e dintorni” dall’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (Ersa) in collaborazione con l’associazione Allevatori del FVG, la direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali e la Città di Gemona del Friuli.
La necessità di incrementare le percentuali di prodotti trasformati, da quelli a latte crudo al Montasio, secondo l’assessore, nasce anche dalla sempre maggiore richiesta del cittadino consumatore di poter scegliere prodotti caratterizzati e peculiari.
“Percorsi come quelli di oggi, di valorizzazione dei nostri prodotti tipici e della nostra Dop (denominazione di origine protetta) – ha ribadito – che sono fortemente identificativi del nostro territorio, rappresentano degli strumenti importanti a supporto dei produttori”.
Shaurli ha messo in luce anche gli aspetti legati alla promozione del prodotto. “Bisogna lavorare molto con le scuole, con le università e con gli istituti alberghieri per far conoscere i nostri prodotti. Non basta produrre un formaggio eccellente – ha rimarcato -, bisogna far percepire questa bontà, far capire il lavoro che c’è dietro. Queste sono alcune delle sfide che abbiamo davanti”.
Nel corso dell’incontro sono stati forniti alcuni dati quali la produzione di latte in FVG, che nel 2015 si è attestata a 2milioni e 600 mila quintali di cui il 14 per cento per la produzione di Montasio, unica Dop in regione, e il 10 per cento alla produzione di formaggio stagionato Latteria, prodotto a latte crudo, ovvero quello non pastorizzato che non ha subito trattamenti termici sopra i 40° e mantiene caratteristiche naturali. Quest’ultimo è stato oggetto del monitoraggio che ha visto coinvolti l’Università degli Studi di Udine, l’Ersa, l’istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve) e l’associazione allevatori.
“Alla base dell’indagine c’erano le richieste dei produttori – ha spiegato Domenico Davanzo dell’Ersa -: caratterizzare le proprie produzioni, ampliare la gamma dei prodotti riducendo i tempi di stagionatura e garantire la sicurezza dei consumatori”.
E’ stato studiato il processo produttivo di 13 caseifici rappresentativi della regione che hanno aderito all’indagine e sono state effettuate delle prove sperimentali in laboratorio; ne è nato un modello di valutazione del rischio finale a cui è seguito un piano di monitoraggio. E’ stato evidenziato come la produzione di latte crudo sia sicura e le criticità minime possono essere risolte con una standardizzazione del processo.
Shaurli ha sottolineato l’importanza della presenza delle istituzioni “che accompagnano e supportano il sistema”, in questa ricerca, in cui “è emerso un lavoro di condivisione significativo per trovare soluzioni e opportunità per chi produce latte guardando con attenzione la salute e la sicurezza del cittadino consumatore”.
Il monitoraggio nasce, infatti, dalla volontà di mettere a disposizione degli operatori del settore le conoscenze ottenute con l’ausilio delle moderne tecniche sperimentali, necessarie ad ottenere un prodotto in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza alimentare, e per evitare il rischio della estinzione di un prodotto caseario così significativo per il settore produttivo, in grado di promuovere, assieme al Montasio Dop, le caratteristiche distintive del territorio.
Sono intervenuti Paolo Tonello, direttore servizio fitosanitario e chimico, ricerca, sperimentazione e assistenza tecnica dell’Ersa, Renzo Livoni presidente associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia, Giovanni Venturini, assessore ambiente e commercio del comune di Gemona del Friuli, Domenico Davanzo dell’Ersa, Anna Roccato e Ilaria Patuzzi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve). Ha moderato l’incontro Sonia Venerus dell’Ersa.