Giacomino Barbacetto realizza il suo sogno e conclude la Spartathlon
Da più di trent’anni in Grecia si disputa la Spartathlon, considerata dai podisti amanti delle lunghe distanze la gara più prestigiosa, leggendaria e difficile al mondo. Non tanto per la considerevole distanza da percorrere da Atene a Sparta (246 Km con dislivello positivo di 3800 metri), ma soprattutto perchè si svolge in un periodo nel quale fa ancora molto caldo, quasi sempre sopra i 35 gradi, e perché ci sono 36 ore di tempo massimo per concludere la gara e 75 punti di controllo con cancello orario (o si arriva entro una certa ora oppure si è fuori gara). Non è solo una corsa, ma molto, molto di più. Una prova massacrante dove è vietato qualsiasi supporto psicologico, così come cellulari o mp3, e dove si può avere assistenza solo nei punti decisi dall’organizzazione.
La Spartathlon è molto ambita e tra le migliaia di richieste di partecipazione l’organizzazione ne sceglie 390 in base al curriculum, che deve essere di tutto rispetto.
La gara è molto selettiva, basti pensare che di solito solo un terzo dei partenti riesce ad entrare in classifica e quindi, già tagliare il traguardo è un risultato eccezionale.
Si inizia alle 7 del mattino, ai piedi dell’Acropoli. Si esce da Atene attraverso la costa in direzione di Corinto attraverso Elefsis, Megara, e Kineta. Il percorso raggiunge il Canale di Corinto al Km 78.5 e i corridori raggiungono il primo dei 6 check points al Km 81. Dopo Corinto, la gara prosegue verso la Corinto Antica, Nemea, Lyrkia, e al 159° Km raggiunge la cima del Monte Partenio. Da tale punto, essa continua verso sud in direzione di Nestani e Tegea, prima di raggiungere l’autostrada principale di Sparta appena prima del 200° Km. I runners devono oltrepassare 75 check points attraverso il percorso e ognuno di essi ha un tempo limite di passaggio. I corridori che hanno un tempo limite superiore a quello previsto vengono squalificati dalla gara.
La corsa venne ideata nel 1983 da un ex ufficiale della Raf, John Foden, studioso di storia greca antica che si chiese se anche un uomo dei nostri tempi sarebbe riuscito a percorrere il tragitto da Sparta ad Atene nello stesso tempo che aveva impiegato Filippide nel 490 avanti Cristo, come racconta Erodoto.
La gara rievoca le eroiche gesta dell’emerodromo greco Filippide che da Maratona di Atene corre superando asperità e montagne tra cui il monte Partenio dove incontra il dio Pan, fino a Sparta per cercare aiuto contro i Persiani che stavano avanzando in guerra. Ritornò anche indietro per riportare la risposta degli spartani e morì di stenti e dalla fatica.
Tra i 18 italiani al via quest’anno c’era anche Giacomino Barbacetto (classe 1967), ultramaratoneta di Intissans di Verzegnis tesserato con l’A.S.D. Piani di Vas di Rigolato.
“Jack” Barbacetto partecipa a molte gare, nonché alle corse di 24 ore, quelle che richiedono doti non comuni di resistenza fisica e mentale, perchè bisogna essere capaci di affrontare e superare molte variabili che in ogni momento possono entrare in gioco, quali la forma fisica, le condizioni meteo, la nutrizione e la disidratazione. Serve insomma molto anche la “testa”. Barbacetto gareggia per passione, sfidando i propri limiti e superandoli, mettendo sotto stress il fisico.
“Sono felice di essere riuscito ad arrivare al traguardo – racconta -. Per una serie di motivi non mi sono mai allenato così poco come quest anno e verso la fine della corsa ho dubitato di arrivare in tempo utile, perché le gambe non rispondevano più. La corsa è davvero dura come mi avevano raccontato, anche a causa di due giorni vissuti sotto un sole cocente cui non sono abituato. La testa per fortuna ha retto e mi ha portato ai piedi di Leonida, obiettivo che da anni sognavo di raggiungere”.
All’arrivo c’era il grandissimo atleta friulano Ivan Cudin, tre volte vincitore della Spartathlon, che ha atteso Barbacetto a braccia aperte.
Infine una considerazione su cosa sia la Spartathlon per i greci: i bambini inseguono i corridori con quaderno e penna per avere l’autografo, le signore regalano i rametti di ulivo come portafortuna e l’atlera che arriva a Sparta viene accolto da tantissime persone, che accompagnano con i loro applausi tutta la distanza che porta alla Statua di Leonida