Giovani artigiani, -40% nell’ultimo decennio in Friuli
Sono sempre meno i giovani che decidono di metter su un’impresa e che, quand’anche trovano il coraggio di aprire la fatidica partita iva, poi non ce la fanno a mantenerla. I dati resi noti dall’Ufficio Studi di Confartigianato-Imprese Udine parlano purtroppo chiaro. Nell’ultimo decennio in provincia si sono persi il 40% dei giovani artigiani (under 40) che in termini numerici significa ben 2.810 imprese giovanili in meno.
Nello stesso periodo sono cresciuti invece di ben il 57% (+549 unità) gli artigiani over 65. Segno di un invecchiamento demografico della popolazione artigiana della provincia di Udine, ma con tutta probabilità effetto anche della crisi economica di questi anni che ha costretto i più anziani, fuoriusciti dal mercato del lavoro, a reinventarsi artigiani per maturare i contributi necessari alla pensione e per mantenere oltre a sé non di
rado anche i figli. D’altro canto la recessione ha invece disincentivato i più giovani dal correre in proprio il rischio d’impresa. Ipotesi che è il presidente dei Giovani imprenditori di Confartigianato-Imprese Udine, Francesco Roiatti, ad avanzare. “Siamo di fronte a un’impressionante inversione della staffetta generazionale, dove anziché nascere imprese giovanili vedono i natali realtà guidate da over 65, persone spesso fuoriuscite dal lavoro, che sono state costrette a rimettersi in gioco, al contrario dei giovani che non lo fanno viste le condizioni economiche sfavorevoli e in generale per una minor propensione al rischio”.
Roiatti invoca misure d’urto da parte della Regione, dello Stato ma anche degli enti locali “per abbattere le imposte e soprattutto i contributi previdenziali INPS, che devono essere pagati anche se alla fine dell’anno il giovane imprenditore non ha incassato nulla”. “Ci vogliono – continua il presidente dei giovani imprenditori – interventi di alleggerimento fiscale e incentivazione a medio termine, di almeno cinque anni, altrimenti non se ne esce”. La natalità delle giovani imprese è per Roiatti determinante ai fini della ripresa del Paese. “Perché va bene – continua – parlare come fa il Governo di misure per l’innovazione, di messa a rete, di crescita strutturale, ma rendiamoci conto che queste cose le possiamo far correre solo sulle gambe delle giovani aziende, che nascono sempre meno”.
Dati alla mano. Nel 2006 più di un imprenditore artigiano su tre era under 40 (34,5%), nel 2015 poco più di uno su cinque (22,9%). Nello stesso periodo invece la quota di artigiani over 65 è passata dall’4,7% all’8,3% e in termini numerici ha superato, nel 2011, gli imprenditori junior-under 30.