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Gli studenti carnici incontrano l’ex magistrato Gherardo Colombo

L’identità culturale non esiste, ma esistono le “fecondità culturali”; nelle mani dei giovani, il Diritto può divenire uno strumento pratico per cittadini cosmopoliti ed attivi; «i valori si predicano mentre le risorse si praticano».

Sono queste alcune delle suggestioni con le quali hanno fatto ritorno a Tolmezzo tanti allievi dei Licei Scientifico e Classico e dell’Istituto Tecnico Economico dell’Isis “Paschini-Linussio”, dopo aver partecipato, alla settimana udinese di incontri d’arte, filosofia e diritto nell’ambito del festival Mimesis “Essere cosmopoliti”.

Protagonista del primo appuntamento cui hanno assistito gli studenti delle quarte classi dell’Istituto, accompagnati dalle professoresse Cannataro, Clama, Patti, Stefanel e Tonon, è stato l’ex magistrato Gherardo Colombo. Il giudice, introdotto dal giurista Francesco Bilotta, ha coinvolto attivamente gli studenti, ponendo vari interrogativi e chiedendo le loro opinioni personali. Da esse, Colombo ha preso lo spunto per una riflessione che ha sviluppato il tema “Che cos’è il diritto”, oltre a questioni riguardanti l’etica e le consuetudini, fino ad arrivare all’analisi ed alla trattazione di problematiche odierne.

«Durante l’incontro con il dottor Colombo – sottolineano le allieve tolmezzine Michela Tramontin e Eleonora Veritti della 4BLS – è emerso quanto il Diritto, che sembra così distante dai giovani, possa essere invece strumento pratico per acquisire la responsabilità di essere cittadini cosmopoliti ed attivi nella società. Il diritto infatti consiste in quel sistema di regole, le “forme” secondo Colombo, che organizzano la vita all’interno di una comunità, ovvero la “sostanza”, e si realizza nel farsi collettivo della giustizia, attraverso l’esercizio dei diritti e dei doveri. Da ciò deriva la libertà e la sicurezza dei cittadini, la fiducia nelle regole e nel sistema alla base di esse, nonché la cosciente responsabilità di ogni membro nei confronti della società».

francois-jullien-1Il secondo appuntamento culturale seguito da un gruppo di studenti del “Paschini-Linussio” è stato animato dal filosofo e sinologo francese François Jullien, che ha immediatamente colpito la piccola delegazione carnica per i tratti stravaganti e le forti espressioni comunicative.

Oltre al filosofo, nell’ultima serata del festival è salito sul palco anche Marcello Ghilardi, ricercatore in Estetica all’Università di Padova e membro del gruppo di ricerca sull’immaginario “Orbis Tertius”. Quest’ultimo si è presentato come “traduttore” di Jullien, che ha tenuto il suo discorso in francese, rivelandosi tuttavia un comunicatore parimenti abile.

Proprio dalla differenza linguistica Jullien è partito, definendo nel suo intervento tale diversità una ricchezza. Le differenze connotano totalmente anche il suo progetto filosofico e la sua scelta di studiare la Cina, attraverso la quale – ha affermato – si può osservare con più chiarezza da un insolito punto di vista anche il  pensiero occidentale.

«Questa visuale  “esterna” ed apparentemente lontana – sottolineano le studentesse Alessia Marini e Chiara Vriz della 5ALS –  si identifica  nello “scarto” (“écart”, in francese), ovvero la predisposizione del pensiero a scuotere ma non a classificare; esso “disturba”, per il fatto di uscire dalla norma, esplora e mette in tensione. Tale scarto, figlio della differenza di pensiero fra le culture occidentale e orientale, permette di interrogarsi da fuori sulle possibilità del pensiero stesso».

«Il filosofo francesce – aggiungono Gaia Plozzer e Simone Schiavon della 5ALS – ci ha  ricordato che l’identità culturale non esiste, ma esistono “fecondità culturali” e ci ha salutato affidandoci il compito di riattivare le nostre “risorse”, aprendoci sempre più alla logica dello “scarto”».

«Tale messaggio ci ha reso consapevoli che, soprattutto noi giovani liceali, sebbene abbiamo ancora molta strada da percorrere, possiamo sentirci pronti a raccogliere la sfida e la grande opportunità che la diversità etnica e culturale di questo mondo globalizzato ci propone – sottolineano gli allievi del “Paschini-Linussio” coinvolti nell’esperienza – e tutto ciò può avvenire solo mutando il punto di vista, che troppo spesso riteniamo più facile ed immediato: praticando anche noi lo “scarto” dovremmo meglio considerare queste ultime come la più grande ricchezza, la risorsa più feconda, direbbe forse Julien, per il nostro futuro».