Grande Idroelettrico dell’Arco Alpino, «no alle proroga delle concessioni scadute»
Sul tema del Grande Idroelettrico, proponiamo le considerazioni di Franceschino Barazzutti (nella foto) a nome del Coordinamento dei Comitati sul grande idroelettrico dell’arco alpino, sottoscritto anche dal Comitato Valcellina, dal Comitato Val Meduna e dal Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento componenti dello stesso coordinamento.
Con riferimento alle notizie apparse di recente sulla stampa, secondo cui le grandi società concessionarie stanno trattando con il Governo una proroga – addirittura trentennale – delle concessioni scadute, a fronte di investimenti per 10-15 miliardi, il Coordinamento Comitati Grande idroelettrico dell’Arco Alpino e i singoli comitati che in esso si riconoscono, ribadiscono la loro ferma e motivata contrarietà a ogni ipotesi di proroga delle concessioni.
In primo luogo, dobbiamo notare che negli ultimi quarant’anni si sono già succeduti ben dodici provvedimenti di legge che hanno prorogato le concessioni, persino oltre i cinquant’anni, e alcuni di questi furono motivati proprio con la necessità di rinnovare gli impianti. Il fatto stesso che oggi si torni a chiedere un proroga come condizione per investire, dimostra che le dodici proroghe precedenti non hanno avuto alcun effetto sul rinnovamento degli impianti.
Non solo, se le grandi società concessionarie ritengono che 10-15 miliardi di investimenti in dieci anni siano uno sforzo straordinario, allora potrebbero serenamente affrontare le gare; se ne hanno paura è perché in realtà sanno che qualche competitore potrebbe offrire di più: solo la gara può, nel pubblico interesse, estrarre il massimo valore da una concessione scaduta.
Soprattutto, il rinnovo degli impianti, pur importante, non è l’unico fattore in gioco: le gare di rinnovo sono un occasione unica per ridefinire le concessioni applicando le più recenti norme ambientali e paesaggistiche, definendo le misure di compensazione a favore delle comunità impattate dalla presenza degli impianti, individuando interventi di miglioramento della sicurezza e procedendo finalmente al recupero della capacità d’invaso. Tutti questi obiettivi sarebbero vanificati dalle proroghe in capo a quei soggetti che finora hanno ignorato le esigenze della comunità e del territorio.
Anche l’argomento dei concessionari uscenti secondo cui le gare potrebbero andare a favore di operatori stranieri è privo di fondamento: su 74 concessioni in scadenza 18 sono di una società controllata dallo stato francese ed altre due sono partecipate dalla stessa al 49%, 13 sono di una società per il 40% partecipata da un fondo australiano, 3 fanno capo a una società controllata da un gruppo industriale tedesco: solo 4 concessioni appartengono a società totalmente italiane!
Si capisce bene la verità leggendo, su Il Sole 24 Ore, le dichiarazioni del presidente di IREN e vice presidente di Utilitalia Luca Dal Fabbro, il quale parla di un «Piano Marshall per l’acqua e l’energia idroelettrica» nel quale possano trovare un ruolo anche fondi internazionali per i quali «L’interesse a investire come partner di minoranza è altissimo… il settore idroelettrico è di quelli di maggior interesse».
Ciò conferma che le grandi società concessionarie, anche quando si definiscono come “multi utility”, hanno ormai perso il legame con il territorio, specie quello montano che sopporta la presenza degli impianti, e agiscono in una mera logica di profitto.
Proprio coloro che a parole temono l’invasione straniera, vogliono in realtà far entrare nel settore idroelettrico fondi speculativi che finanzino gli investimenti! Noi, all’opposto, riteniamo che si debba – con le gare di rinnovo – passare a un modello completamente diverso, che vede finalmente la partecipazione degli enti locali, quindi delle comunità, alle concessioni!
Chiediamo perciò, come già previsto dalla legge vigente, che le gare si svolgano al più presto secondo il modello pubblico-privato, dapprima affidando delle concessioni a società totalmente pubbliche – che devono essere rappresentative dei territori interessati, tramite provincie e comuni – e poi mettendo a gara la scelta di un partner privato minoritario, che sarà responsabile della gestione degli impianti e dell’energia prodotta.
Questa è la soluzione che, meglio di ogni altra, rispecchia l’obiettivo di avvicinare la produzione di energia alle comunità locali nel solco – ad esempio – dell’enfasi sempre maggiore che tanto l’Unione Europea quanto l’Italia riservano alle comunità energetiche.
È inaccettabile che si voglia ancora decidere sulle concessione nell’interesse di pochi grandi operatori e passando, per l’ennesima volta, sopra la testa delle comunità locali. I nostri Comitati si attiveranno perciò da subito per presentare ai ministeri interessati le non più ignorabili richieste del territorio e daranno il via a una campagna informativa della popolazione.
FRANCESCHINO BARAZZUTTI