I Carabinieri di Udine sequestrano due antiche gemme preziose di età romana
I Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Udine hanno consegnato alla Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio di Trieste 2 gemme antiche provenienti da un sequestro effettuato presso l’abitazione di una donna residente in provincia di Udine. Le indagini sono state avviate a seguito del monitoraggio delle vendite on line di beni culturali di tipo archeologico che i militari dell’Arma hanno eseguito nel corso del 2023 e che hanno portato a individuarle su un sito specializzato nel quale erano state poste in vendita per la somma di 60 euro come base d’asta di partenza. Una volta operato il sequestro, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Udine, le gemme sono state analizzate da un’archeologa esperta della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia che ha stabilito trattasi precisamente di un diaspro nero, ovvero una pietra preziosa che raffigura la Dea Fortuna con cornucopia ed elementi vegetali, databile tra il II e il III sec. d. C., ed una corniola la cui origine potrebbe essere di età romana, ovvero una copia di età rinascimentale. Entrambe sono beni culturali di tipo archeologico di proprietà dello Stato, la cui vendita non può essere consentita; motivo per il quale è stato operato il sequestro.
Al termine delle indagini, considerando la buona fede da parte della donna che ne era venuta in possesso attraverso la famiglia di origine, il Gip di Udine ha disposto l’archiviazione delle sue responsabilità penali, prevedendo che entrambe le gemme vengano confiscate a favore dello Stato, con assegnazione alla Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio di Trieste.
Le attività di indagine condotte dal Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale dimostrano l’importanza del costante monitoraggio del commercio, oggi spessissimo svolto su piattaforme dell’e-commerce attraverso il quale, molte persone, talvolta anche ignare, pongono in vendita dei beni culturali che, per loro natura, sono di illegittima provenienza in quanto non possono essere commercializzati da privati in assenza di specifiche autorizzazioni e perché appartengo alla collettività. Con il loro recupero e le successive restituzioni, si contribuisce a ristabilire l’equilibrio grazie al quale i beni ritornano nel contesto al quale essi appartengono attraverso l’assegnazione agli Enti deputati alla loro custodia e conservazione.