I Comitati: «Silenzio assordante sul Punto di Primo Intervento di Gemona»
“Avevamo chiesto la riapertura del Punto di Primo Intervento gemonese per il 1° settembre, come prova di buona volontà, ma la nostra richiesta è caduta nel vuoto, mentre il silenzio sull’argomento dei politici, dei Sindaci e dei Consigli comunali del Gemonese, nonchè delle forze politiche e sociali del territorio, è assordante”.
Lo afferma Claudio Polano, portavoce dei Comitati a difesa del San Michele di Gemona, che mentre preparano con gli altri Comitati regionali della Sanità un evento a carattere regionale, denunciano nuovamente lo stato di abbandono del San Michele, “dove ormai vengono erogati pochi servizi e dove l’acqua piovana continua ad allagare alcune sue parti – aggiunge Polano -. Le promesse della Regione non si vedono e anche i tempi di eventuale attuazione delle stesse non si conoscono, per cui non solo non abbandoneremo la lotta, ma siamo decisi ad intensificarla, per ridare alla popolazione di questo territorio le risposte sanitarie che le spettano di diritto”.
I comitati si pongono una domanda: perchè non si riapre il PPI? “La pandemia è sotto controllo e quindi il suo personale, mandato altrove dopo il 27 ottobre scorso, dovrebbe tornare a Gemona – afferma Polano -. Ma così non è e qualcuno dovrebbe dirci dove si trova in questo periodo. Anche in questo caso il silenzio è totale. Avevamo chiesto lumi su quanto previsto per il San Michele, come dichiarato dall’assessore regionale alla Salute Riccardi in un incontro con i sindaci del Gemonese e riportato dalla stampa, ma anche in questo caso nessuno ha risposto. Cosa si intende per Ospedale di Comunità, con i suoi 16 posti/letto, esperienza peraltro fallita in altre Regioni, oppure per i 20 posti/letto di post acuzie? Nel DIP chi verrà accolto? Mistero. La RSA tornerà agli originari 50 posti/letto o verrà tolta? Anche queste sono domande senza risposta”.
“Noi pensiamo che il tanto sbandierato reparto di riabilitazione cardiologica e neurologica, succursale del Gervasutta di Udine, di cui non si conosce costo e organico, sarà senz’altro utile, ma piu’ per sopperire a esigenze aziendali che locali, mentre al territorio, come dimostrato dai fatti, serve un Ospedale per Acuti, com’era ante riforma Serracchiani – prosegue l’esponente dei Comitati -. Al Gemonese e zone afferenti serve un vero Pronto Soccorso, con adeguato personale e attrezzature, non come oggi l’ambulanza nel piazzale dell’Ospedale. Ciò per dare risposte immediate soprattutto ai codici gialli e rossi, in termini di minuti, pena conseguenze tragiche per i pazienti. E’ necessario un reparto SOC di Medicina, come un tempo, per evitare che i pazienti, soprattutto anziani e soli, vengano sballottati come pacchi postali in altri nosocomi regionali, con le relative conseguenze sociali ed economiche. Vogliamo inoltre ambulatori completi in termini di personale e attrezzature, per evitare l’inutile, pesante pendolarismo tra Ospedali come accade oggi. Infine, è necessaria la sostituzione della vecchia TAC, che in precedenza si trovava a Tolmezzo, e del mammografo, ormai obsoleto a detta degli operatori. Se poi a Gemona arrivasse anche l’automedica, con il personale deputato al mezzo, prevista dal vigente Piano Urgenze/Emergenze, si potrebbe pensare che forse le promesse di rilancio del San Michele non sono solo tali”, conclude Polano.