Il CATO vuole accorciare la vita a Carniacque
di DAVID ZANIRATO
Con una delibera proposta lo scorso 29 settembre, la Consulta d’ambito per il servizio idrico integrato Centrale Friuli (il parlamentino dei sindaci friulani in materia d’acqua), ha deciso che Carniacque Spa (il gestore del servizio per 40 comuni di Alto Friuli e pedemontana), a causa della sua “mutata configurazione giuridica” (l’uscita del partner tecnico Amga, ndr), ha perso le caratteristiche in forza delle quali era stata salvaguardata e non ha titolo, ai sensi dell’art. 172 del d.lgs. n. 152/2006, a proseguire la sua attività fino all’originaria scadenza del 31 dicembre 2017.
Quindi “in osservanza del principio generale di continuità nella gestione dei servizi pubblici, prosegue l’espletamento del servizio pubblico sino alla data di perfezionamento dell’operazione di fusione per incorporazione con il CAFC Spa (il Consorzio Acquedotto Friuli Centrale, il futuro gestore unico per la provincia di Udine) e comunque entro e non oltre il 31 dicembre 2016”. Nella delibera si precisa inoltre che “qualora il processo di fusione per incorporazione non avvenga nel rispetto delle tempistiche previste, le gestioni di Carniacque Spa dovranno cessare immediatamente e dunque anche prima della data del 31 dicembre 2016”.
Tale decisioni hanno fatto registrare subito una dura presa di posizione del presidente di Carniacque Spa, Fabrizio Luches, il quale ha inviato una lettera al sindaco di Tolmezzo Francesco Brollo e al commissario straordinario della Comunità montana della Carnia, Lino Not, nella quale giudica “inopportuno che si deliberi la cessazione della gestione in atto al 31.12.2016 (anzichè al 31.12.2017) a prescindere dal compimento effettivo della fusione”.
Luches fa notare infatti che basterebbe “un qualsiasi problema tecnico-amministrativo nel percorso verso la fusione (per esempio i passaggi di ratifica nei 40 consigli comunali, ndr) per generare enorme confusione” ed ancora pone all’attenzione degli amministratori la questione legata alle garanzie concesse dalle banche per gli investimenti della società.
Il presidente stigmatizza poi la precisazione (fatta dal Cato nella delibera) rispetto all’uscita di Amga-Hera dalla compagine societaria di Carniacque che non sarebbe stata autorizzata dalla stessa consulta d’ambito: “un boomerang politico – lo definisce – a prescindere dal costo di acquisto delle quote visto che difficilmente altro soggetto privato sarebbe subentrato acquistando le quote, e quindi il problema ora eccepito non si sarebbe mai posto (e forse il privato avrebbe anche dovuto corrispondere il 30% e più del debito residuo verso i Comuni)”.
Nel suo passaggio conclusivo Luches, autodefinendosi “Cassandra dell’Illiade”, mette in guardia: “se non ci sono le condizioni per gestire serenamente il servizio non ho problemi a lasciare il testimone ai più bravi e competenti, anche perchè Vi ricordo che le condizioni all’atto dell’accettazione del mio incarico nel luglio del 2014 sono lievemente mutate a settembre dello stesso anno”.
La stoccata finale riguarda un risultato ottenuto proprio da Carniacque negli ultimi mesi ovvero l’attivazione, per primi in Regione, di un tirocinio di alta formazione universitaria con l’Università di Udine per dottorati in ingegneria ambientale nonchè l’avviamento dell’implementazione del depuratore consortile di Tolmezzo per il conferimento terzi.
L’INTERVENTO DEL SINDACO DI TOLMEZZO FRANCESCO BROLLO
Carniacque e Cafc si fonderanno, lo prescrive la legge (164/2014 “Sblocca Italia”), che impone di avere un solo gestore del Servizio idrico integrato in ogni singolo ambito ottimale (che in questo caso corrisponde al territorio provinciale). La normativa prevede che in ciascun ambito la gestione sia affidata al soggetto che serve almeno il 25 per cento della popolazione, requisito che possiede solo il Cafc (Consorzio per l’acquedotto del Friuli centrale).
L’individuazione del Cafc come gestore unico è stata fatta dal consiglio di amministrazione della Consulta d’ambito per il servizio idrico integrato entro il 30 settembre, come imposto dalla legge. Tale provvedimento dovrà essere condiviso oggi, lunedì 5 ottobre, dall’assemblea della ZTO (Zona territoriale omogenea) della Carnia, che riunisce i sindaci del territorio e infine approvato il 7 ottobre dall’assemblea d’ambito provinciale.
“Si tratta di passaggi importanti per la gestione di acquedotti e fognature”, spiega il presidente della ZTO della Carnia Francesco Brollo “e il fatto che siano imposti dalla legge non ci deve sottrarre dalla responsabilità di governare al meglio questa fase, per il bene del nostro territorio montano. Come amministratori stiamo lavorando da tempo con attenzione e forza su questo aspetto e negli scorsi mesi abbiamo dato mandato al Consiglio di amministrazione di Carniacque di cominciare a trattare con Cafc sulla basa di una serie di condizioni che tutelino il nostro territorio. Chiediamo che il nuovo gestore mantenga la struttura operativa a Tolmezzo, che una rappresentanza del territorio montano sia presente negli organi societari, che ovviamente si rimborsino i crediti dei comuni nei confronti di Carniacque e che si ottenga il riavvio degli investimenti previsti sul piano d’ambito e che adesso sono di fatto fermi perché Carniacque non ha fondi sufficienti, né le banche intendono finanziarla”.
Se chiare sono le condizioni che i sindaci hanno posto sul tavolo della trattativa per la fusione, i punti che dovranno essere posti a tutela del territorio contano su un altro aspetto: “L’aspetto forse più importante riguarda una richiesta che facciamo alla Regione Friuli Venezia Giulia – prosegue Brollo – ed è che venga istituito un particolare sub-bacino montano, che consenta di avere tariffe agevolate”.
Un ultimo passaggio Brollo lo dedica alle dichiarazioni del portavoce dei comitati di difesa territoriale, comparse sulla stampa: “Certi commenti, come quelli di Franceschino Barazzutti, rendono un cattivissimo servizio al territorio, perché illudono la gente, mettono in cattiva luce i sindaci che invece stanno lavorando per il bene dei propri cittadini e sviliscono il dibattito politico.
Se Barazzutti se ne esce con proposte così populiste in quanto impercorribili, c’è da chiedersi a cosa gli sia giovata l’esperienza e l’importante passato di amministratore pubblico”.
IL RISANAMENTO DEI MESI SCORSI
Il risanamento di Carniacque Spa prosegue ed i numeri lo confermano. Il bilancio consuntivo 2014 approvato dal Cda lo scorso 30 marzo ha visto il raggiungimento di un utile di 304.256 euro, in miglioramento rispetto a quello del 2013 che lo ricordiamo si era attestato attorno ai 157 mila euro. Le immobilizzazioni immateriali sono salite a 5,8 milioni di euro contro i precedenti 4,5 milioni così come il patrimonio netto che attualmente raggiunge 1,3 milioni; i crediti verso clienti (intesi come bollette emesse e non ancora incassate) sono scesi da 4,1 a 3,5 milioni mentre i debiti sono stati ridotti da 9,4 a 8,2 milioni; il dato dei ricavi delle vendite e delle prestazioni è aumentato di 200 mila euro ed è dovuto all’incremento del 6,5% delle tariffe, cifra che comunque non ridimensiona il valore dell’enorme riduzione del debito (più di 1.200.000 euro), dovuto ai risparmi di spesa e alla restituzione dei mutui ai Comuni che dall’inizio del 2015 hanno già ricevuto 90 mila euro. Un quadro complessivo che vede dunque un graduale riscatto della società guidata dal luglio scorso dall’avvocato Fabrizio Luches, più volte finita sotto il fuoco incrociato delle polemiche e che tra l’altro dal febbraio scorso si è dovuta accollare anche la gestione del depuratore consortile di Tolmezzo permettendo la salvaguardia della piena occupazione alla Cartiera del capoluogo carnico.
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