Il Consiglio Regionale FVG all’unanimità chiede giustizia per Elisa Valent
Non per vendetta, ma per giustizia. E allora ecco che l’Aula del Consiglio Regionale ha accolto all’unanimità una mozione che porta le firme di tutti i capigruppo del Consiglio regionale – la prima è quella di Bordin della Lega, che ha fatto propria un’iniziativa affermata dall’assessore Barbara Zilli – per chiedere appunto giustizia per Elisa Valent e le altre sei studentesse italiane del progetto Erasmus che esattamente tre anni fa (era il 20 marzo 2016) hanno perso la vita in Spagna, nei pressi di Freginals, a causa di un incidente stradale in cui è rimasto coinvolto il pullman su cui viaggiavano.
Al presidente della Regione si chiede di farsi parte attiva con il Governo italiano per sollecitare quello spagnolo a “garantire il corretto svolgimento dell’iter giudiziario nella ricerca dell’irrinunciabile verità sulle cause dell’incidente”.
“È una ricerca di giustizia finora immotivatamente negata”, si legge nel documento condiviso da tutte le forze politiche presenti in Aula, assieme alla “convinzione che non si possa derubricare a mero incidente causale una tragedia forse evitabile con l’utilizzo della giusta prudenza e perizia che è doveroso aspettarsi da un autista professionista”.
Prima della sua approvazione in Aula si è svolto un incontro, da parte del presidente del Consiglio regionale, del presidente della Regione e dei presidenti dei Gruppi consiliari, con i genitori di Elisa, la ragazza di Venzone che all’epoca della tragedia avevano 25 anni . In quell’occasione, mamma Anna e papà Eligio hanno ringraziato per l’attenzione che le istituzioni regionali intendono tenere alta su quanto accaduto alla loro figlia e alle figlie della altre famiglie, “perché se non c’è un processo, pensiamo che la colpa sia stata di Elisa che ha scelto di salire su quella corriera. Invece dobbiamo poter dire che le nostre figlie sono morte per colpa di qualcuno, non per colpa loro. Non chiediamo vendetta, non chiediamo soldi, ma chiediamo un processo che metta fine a questa straziante vicenda”.
“La Regione deve intervenire affinché ci sia un’assunzione di responsabilità a questo epilogo drammatico”, ha detto loro il presidente del Consiglio, Piero Mauro Zanin, affermando di parlare prima di tutto da padre. “Dopo tre anni, i genitori di Elisa devono poter chiudere il cerchio e avere pace. Da parte nostra, tutta la solidarietà ma anche l’impegno a intervenire”.
Un impegno a cui si è unito il presidente Massimiliano Fedriga, che ha parlato di desiderio di verità ma non da meno di disagio che “il Friuli Venezia Giulia sente rispetto a un procedere delle indagini che non trova soddisfazione nel principio di verità. Deve essere riconosciuta una responsabilità, anche si trattasse di una distrazione dell’autista o un problema al mezzo, ma non possono dire che non possono sapere cosa sia accaduto. Perché questo lassismo non è accettabile in un Paese europeo ed è per questo che, oltre al Governo, come istituzione intendo scrivere anche alle nostre rappresentanze diplomatiche perché si facciano portavoce del nostro malcontento per questo agire dilatatorio di un Paese che fa parte dell’Unione europea. Chiediamo anche noi non vendetta ma rispetto di vite spezzate e vite distrutte, ed è un rispetto doveroso”.
“Ci sentiamo tutti rappresentati, al di là delle nostre appartenenze politiche, nelle parole dei presidenti Zanin e Fedriga – ha poi detto il capogruppo del Pd, Bolzonello, a nome di tutti i capigruppo – ed è per questo che abbiamo sottoscritto la mozione e lasceremo a Bordin il compito di illustrarla anche per noi. Non ci saranno spettacolarizzazioni su una vicenda come questa”.
In Aula, a prendere la parola è poi stata anche l’assessore Zilli per rendere noto lo stato attuale del procedimento penale della vicenda, “sulla quale – ha asserito la Zilli – l’attenzione della Farnesina è molto alta. È di ieri – ha così fatto sapere – la notizia che, in seguito all’istanza di fine gennaio scorso delle famiglie per accelerare l’iter processuale, è seguita una azione del procuratore intesa a sollecitare l’acquisizione delle ulteriori prove; infatti è del 20 marzo il deposito di una perizia.
“Al contempo, è proseguita l’azione dell’Italia sulle autorità spagnole: il 5 marzo il console generale d’Italia a Barcellona ha incontrato il procuratore capo di Tarragona per sensibilizzarlo sul processo, al pari l’ambasciatore d’Italia a Madrid ha incontrato il procuratore a capo dell’unità specializzata in sicurezza stradale introdotta in Spagna proprio in seguito a questo incidente, affermando le aspettative italiane di un rapido svolgimento del processo. Sembra che la fase successiva all’acquisizione degli atti sia imminente.
“È inaccettabile che i genitori di queste vittime non possano darsi pace – ha chiosato la Zilli -; una giustizia ritardata è una giustizia negata”.