Il crudo di San Daniele “resiste” all’allarme carne
“I consumatori locali stanno dimostrando giusta ponderazione nel recepire queste notizie. Dalle prime rilevazioni risulta che l’andamento delle vendite del prosciutto di San Daniele non ha riscontrato flessioni”. L’Associazione Piccole e Medie Industrie del Fvg – Confapi Fvg, a cui fanno capo numerose imprese del settore alimentare, interviene sul dibattito seguito all’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità sull’effetto cancerogeno derivante dal consumo di carni lavorate e di carne rossa, difendendo la produzione locale.
“Il Prosciutto di San Daniele deriva da cosce di maiali nati e cresciuti in Italia di età superiore a 9 mesi – spiega Roberto Bassi, titolare dei Prosciuttifici Picaron -, è certificato e sottoposto alle analisi degli ispettori dell’Azienda servizi sanitari. Contiene esclusivamente sale marino italiano per la conservazione, tale da non generare alcuna alterazione del prodotto”.
I consumatori sembrano quindi consapevoli che il proprio modello di consumi di carni si colloca all’interno di una dieta varia, equilibrata e sana, con caratteristiche non paragonabili all’alimentazione d’oltre Atlantico (sulla quale si sono principalmente basate le rilevazioni dell’Oms), nella quale figurano metodi e sistemi di lavorazione e intensità di consumi radicalmente diversi da quelli del nostro Paese. Per questo Confapi Fvg ritiene che non vi siano motivi di allarme per la dieta italiana o mediterranea: “siamo fiduciosi che nei consumi continueranno a essere premiate le imprese nazionali e locali”.