Il Friuli perduto di Giorgio Trentin al “Sociale” di Gemona
Alcune delle immagini cinematografiche più belle del paesaggio friulano degli anni ’50 e ’60 sono state girate dal regista padovano Giorgio Trentin, oggi residente a Udine, e dal cineasta udinese Antonio Seguini De Santi. A loro la Cineteca del Friuli di Gemona dedica uno spazio importante all’interno della programmazione del mese del Cinema Teatro Sociale, l’11 e il 25 novembre, con due serate organizzate in collaborazione con la Fondazione CRUP, che insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia sostiene la Cineteca nel lavoro di digitalizzazione e valorizzazione delle immagini del territorio.
Protagonista della prima serata, mercoledì 11 novembre alle ore 21, è Giorgio Trentin, classe 1924, che sarà presente in sala. Saranno proiettati – in versione digitalizzata a partire dagli originali in pellicola depositati presso la Cineteca/Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia – tutti i documentari che il regista ha girato in regione fra il 1954 e il 1969, a partire dal bellissimo Ferraniacolor Claut (1954), considerato perduto per decenni e recuperato nei primi anni duemila nell’archivio dell’Istituto Luce di Roma grazie alle tenaci ricerche di Paolo Giordani. Seguono il più noto Dongje il fogolar (1962), su una Gemona che non esiste più, Le bande di Orzano (1963), Il Tiepolo a Udine (1965), Tarvisio (1965) e Architettura rustica in Carnia (1969), quest’ultimo una visione nostalgica di costumi e tradizioni della montagna in via di estinzione.
L’appuntamento, come altri che seguiranno, rientra nel progetto avviato dalla Cineteca di digitalizzazione e diffusione di film e documentari realizzati in Friuli Venezia Giulia. Da quando la Cineteca è nata, nel 1977, sono stati raccolti film di cineasti famosi che hanno girato in regione, ma anche le produzioni locali, i documentari, i cinegiornali e i film a passo ridotto dei cineamatori. Nelle collezioni conservate nell’Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia, oltre ai lavori di Trentin e Seguini, si trovano quelli di Dante Spinotti, Marcello De Stefano, Guido Galanti, Antonio Antonelli, Annedi Delli Zotti, Romolo Marcellini, Oreste Biancoli, Chino Ermacora, Franco Giraldi, Gianni Vitrotti e altri.
Il laboratorio digitale di cui la Cineteca si è recentemente dotata grazie ad un contributo regionale, ha dato nuovo impulso all’attività di conservazione e valorizzazione consentendo la digitalizzazione e in certa misura il restauro in proprio dei materiali raccolti. Le immagini, i colori, il sonoro, riportati alla qualità originale e in molti casi migliorati preparano i film a una nuova diffusione, che assume un significato particolare alla vigilia del quarantennale del terremoto del 6 maggio 1976. La cesura istantanea fra passato e presente provocata dal sisma, che insieme alle vite umane ha spazzato via le architetture tradizionali di ampie aree della regione, a partire da Gemona e Venzone, può essere almeno in parte ricucita, soprattutto a beneficio delle nuove generazioni, attraverso le immagini che restituiscono la memoria di com’erano città e paesi fino a quattro decenni fa.